Gli ambientalisti bocciano il progetto governativo di decarbonizzazione: sovradimensionati gli impianti, nessun impegno su idrogeno verde e rinnovabili
Gli ambientalisti ionici bocciano il piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva presentato dal Governo, evidenziando diverse criticità sia sul piano tecnico che ambientale. “Per produrre 6 milioni di tonnellate annue di acciaio sarebbe sufficiente un solo impianto Dri, non quattro come previsto dal piano”, sottolinea Legambiente Taranto.
Le attuali tecnologie dimostrano infatti che i forni elettrici ad arco (Eaf) funzionano in modo ottimale con una miscela composta dal 30% di preridotto (Dri) e 70% di rottame. Secondo queste stime, un unico impianto Dri capace di produrre 2,5 milioni di tonnellate di preridotto sarebbe più che adeguato per le esigenze dello stabilimento tarantino.
“Non si comprende la necessità di una nave rigassificatrice – evidenzia l’associazione ambientalista – quando la Puglia dispone già di sufficienti approvvigionamenti di gas”. Il recente via libera a due impianti per la produzione di idrogeno verde a Taranto e Brindisi, con un finanziamento Ipcei di 370 milioni, aprirebbe invece scenari alternativi non considerati nel piano governativo.
Secondo Legambiente, l’assenza di impegni concreti sull’utilizzo di idrogeno verde e fonti rinnovabili rende il piano poco lungimirante. La dipendenza esclusiva dal gas esporrebbe infatti lo stabilimento alle fluttuazioni dei prezzi e alle incertezze geopolitiche, come dimostrato dalla crisi del gas russo, senza garantire una vera decarbonizzazione dell’impianto.