Gli azeri pronti a investire 5,1 miliardi ma ne vogliono 5,5 dallo Stato. L’allarme delle associazioni sul nuovo piano industriale
Il possibile acquisto dell’ex Ilva da parte di Baku Steel si tinge di paradosso. L’associazione Giustizia per Taranto denuncia come il gruppo azero, in pole position per rilevare il gigante siderurgico, stia avanzando richieste economiche allo Stato italiano superiori alla propria offerta d’acquisto.
“A fronte di un’offerta di 5,1 miliardi di euro, ne chiedono 5,5 di contributi statali”, sottolinea l’associazione, evidenziando come la proposta comprenda 1,1 miliardi per l’acquisizione (inclusi 500 milioni per il magazzino) e 4 miliardi di investimenti per il piano industriale e ambientale.
Dal tavolo delle trattative emergono dettagli che destano preoccupazione: oltre alla richiesta di mantenere Invitalia nella società con una quota del 10%, Baku Steel punterebbe a ottenere 5,5 miliardi di incentivi pubblici tra investimenti, energia e crediti con garanzia Sace.
L’associazione solleva anche dubbi sulla natura del consorzio acquirente: “L’unico socio di cui si sa qualcosa è la Azerbaijan Investment Company, controllata dal governo antidemocratico dell’ex Unione Sovietica che fornisce gas all’Italia attraverso la Tap”. Sul fronte occupazionale, il piano prevederebbe una riduzione dei posti di lavoro a 7.800 unità, garantiti solo per i primi due anni. “Questa fabbrica potrà continuare a stare sul mercato solo dimezzando gli occupati”, avverte Giustizia per Taranto, che critica anche il mantenimento degli altiforni e l’installazione di una nave rigassificatrice.
“Sfidiamo chi crede in questo salvataggio a illustrarci i motivi per cui essere fiduciosi”, conclude l’associazione, suggerendo di destinare i fondi pubblici alla riconversione economica del territorio.