Il sindacato chiede garanzie immediate per tutti i 15.000 dipendenti. Rizzo: “Pronti alla protesta se non si aprirà subito il confronto”
La vendita dell’ex Ilva deve attendere. Prima vengono le garanzie per i lavoratori. È questa la posizione emersa nell’affollata assemblea sulla vertenza dei lavoratori Ilva in Amministrazione Straordinaria, tenutasi questa mattina, mercoledì 2 marzo, presso l’hotel Salina a Taranto, dove l’Usb ha lanciato un chiaro messaggio al Governo.

“Sarei disposto a firmare immediatamente per la chiusura della fabbrica se ci fosse un accordo che blinda i 15.000 lavoratori”, ha dichiarato Francesco Rizzo dell’esecutivo confederale Usb, aggiungendo che “senza un immediato confronto sulla forza lavoro, saremo costretti a organizzare la protesta”.

La situazione è particolarmente critica per i 1.700 cassintegrati tra Taranto e Genova, come sottolinea Pietro Pallini, dirigente Usb Taranto: “Non possono essere dimenticati nel processo di vendita previsto entro giugno”. Una condizione, quella dei cassintegrati, definita “insostenibile” da Michele Altamura, responsabile Usb per Ilva in As, che evidenzia “l’aumento di malattie psicosomatiche tra i lavoratori fermi da oltre sei anni”.
Il sindacato chiede un approccio unitario alla questione. “Nel documento presentato al Governo, il pacchetto dei lavoratori è unico, senza distinzioni tra serie A e serie B”, precisa Vincenzo Mercurio, coordinatore provinciale Usb Taranto. La crisi dell’ex Ilva ha già provocato pesanti ripercussioni sull’economia locale, con numerose attività commerciali costrette alla chiusura.
Un appello è stato lanciato anche ai futuri amministratori di Taranto, chiedendo progetti concreti per liberare il territorio dalla dipendenza dall’acciaio, in una prospettiva di diversificazione economica che possa garantire un futuro sostenibile per la città e i suoi lavoratori.