La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, condivide ricordi strazianti in occasione dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz. “Vivo sotto scorta da sei anni a causa delle minacce ricevute”
Durante la puntata di “Che Tempo Che Fa” del 26 gennaio, in occasione dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, Fabio Fazio ha ospitato la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto. Non potendo essere presente in studio, la senatrice è intervenuta attraverso un’intervista registrata il giorno precedente.
Durante il colloquio con il presentatore, la Segre ha condiviso ricordi strazianti della sua deportazione: “Sentivamo scoppi in lontananza, vedevamo del fuoco, ma non sapevamo che cosa stesse succedendo. Speravamo ma non immaginavamo che quelle giornate fossero decisive – ricorda la senatrice a vita – di colpo ci venne dato ordine in fabbrica di uscire e cominciammo senza sapere perché quella che fu chiamata la marcia della morte, che durò fino alla fine di aprile, inizio di maggio, attraverso la Germania”.
Particolarmente toccante il ricordo della ‘Marcia della morte’ iniziata il 20 gennaio: “Chi si fermava, chi non ce la faceva più a camminare, veniva ucciso. Io imparai lì a mettere, con sacrificio enorme, una gamba davanti all’altra”, ha raccontato, sottolineando come quella marcia rappresentasse “la scelta di vita davanti alla morte”.
La Segre “pessimista” sulla memoria storica
Un ricordo indelebile quanto terribile, che ci porta ancora una volta a dedicare un rinnovato pensiero alla Giornata della Memoria. Una ricorrenza che Liliana Segre dichiara sia stata pensata non solo per le vittime, ma soprattutto per chi vittima non è stato, affinché si ricordi quella data memorabile della liberazione di Auschwitz.
Tuttavia, Segre ha espresso con amarezza il suo pessimismo sul futuro della memoria storica, che “aumenta quando nessuno più studia storia, geografia, si toglie da quel telefonino per pensare. Senza cultura e morale non si può non essere pessimisti”. Il timore è che, quando non ci saranno più testimoni diretti dell’Olocausto, “ci sarà una riga sui libri di storia, e poi neanche quella”. “Ci si ricordi di quella data memorabile, è una giornata particolare”, dice la testimone della Shoah.
La lotta con l’antisemitismo
La senatrice ha affrontato poi il tema dell’antisemitismo contemporaneo, rivelando di vivere sotto scorta da sei anni a causa delle minacce ricevute. Nonostante questo, ha affermato di non avere paura: “Avevo molta paura quando ero bambina, poi man mano che le cose mi sono capitate c’è stata una ragione etica, morale: l’amore grande che io avevo ricevuto da bambina”. Oggi, oramai, si sente protetta da “una corazza fatta di amore che vince sull’odio”.
Crediti foto: Corriere della sera