giovedì 1 Maggio 25

Il futuro della Resistenza

Pubblichiamo il discorso che il presidente Pertini tenne alla Camera dei deputati per ricordare i valori fondanti della nostra Repubblica

“Qui vi sono uomini che hanno lottato per la libertà dagli anni ’20 al 25 aprile 1945. Nel solco tracciato con il sacrificio della loro vita, da Giacomo Matteotti, da don Minzoni, da Giovanni Amendola, dai fratelli Rosselli, da Piero Gobetti e da Antonio Gramsci, sorge e si sviluppa la Resistenza. Il fuoco che divamperà nella fiammata del 25 aprile 1945 era stato per lunghi anni alimentato sotto la cenere nelle carceri, nelle isole di deportazione, in esilio. [..]

I loro nomi sono scritti sulle pietre miliari di questo lungo e tormentato cammino, pietre miliari che sorgeranno più numerose durante la Resistenza, recando mille e mille nomi di patrioti e di partigiani caduti nella guerra di Liberazione o stroncati dalle torture e da una morte orrenda nei campi di sterminio nazisti. [..] Giustamente, dunque, quando si ricorda la Resistenza, si parla di Secondo Risorgimento. [..] Nel Secondo Risorgimento protagonista è il popolo. Cioè, guerra popolare fu la guerra di Liberazione. Vi parteciparono in massa operai e contadini, gli appartenenti alla classe lavoratrice che sotto il fascismo aveva visto i figli suoi migliori affrontare fieramente le condanne del tribunale speciale al grido della loro fede.

Non dimentichiamo, onorevoli colleghi che, su 5.619 processi svoltisi davanti al tribunale speciale, 4.644 furono celebrati contro operai e contadini. E la classe operaia partecipa agli scioperi sotto il fascismo e poi durante l’occupazione nazista, scioperi politici, non per rivendicazioni salariali, ma per combattere la dittatura e lo straniero. E centinaia di questi scioperanti saranno, poi, inviati nei campi di sterminio in Germania, ove molti di essi troveranno una morte atroce.

Saranno i contadini del Piemonte, di Romagna e dell’Emilia a battersi e ad assistere le formazioni partigiane. Senza questa assistenza offerta generosamente dai contadini, la guerra di Liberazione sarebbe stata molto più dura. E saranno sempre i figli del popolo a dar vita alle gloriose formazioni partigiane. Onorevoli colleghi, senza questa tenace lotta della classe lavoratrice – lotta che inizia dagli anni ’20 e termina il 25 aprile 1945 – non sarebbe stata possibile la Resistenza; senza la Resistenza, la nostra patria sarebbe stata maggiormente umiliata dai vincitori e non avremmo avuto la Carta Costituzionale e la Repubblica. Protagonista è la classe lavoratrice che con la sua generosa partecipazione dà un contenuto popolare alla guerra di Liberazione. Ed essa diviene, così, non per concessione altrui, ma per sua virtù soggetto della storia del nostro Paese.

Questo posto se l’è duramente conquistato e non intende esserne spodestata. Ma, onorevoli colleghi, noi non vogliamo abbandonarci ad un vano reducismo. No. Siamo qui per porre in risalto come il popolo italiano sappia battersi quando è consapevole di battersi per una causa sua e giusta; non inferiore a nessun altro popolo. Siamo qui per riaffermare la vitalità attuale e perenne degli ideali che animarono la nostra lotta. Questi ideali sono la libertà e la giustizia sociale, che – a mio avviso – costituirono un binomio inscindibile, poiché l’un termine presuppone l’altro: non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà.

La libertà solo così riposerà su una base solida, la sua base naturale; diverrà una conquista duratura, sarà sentita in tutto il suo alto valore e considerata un bene prezioso, inalienabile dal popolo lavoratore italiano. I compagni caduti in questa lunga lotta ci hanno lasciato non solo l’esempio della loro fedeltà a questi ideali, ma anche l’insegnamento di un nobile ed assoluto disinteresse. Generosamente hanno sacrificato la loro giovinezza senza badare alla propria persona. [..] Non permetteremo mai che il popolo italiano sia ricacciato indietro, anche perché non vogliamo che le nuove generazioni debbano conoscere la nostra amara esperienza.

Per le nuove generazioni, per il loro domani, che è il domani della patria, noi anziani ci stiamo battendo da più di cinquant’anni. Ci siamo battuti e ci battiamo perché i giovani diventino e restino sempre uomini liberi, pronti a difendere la libertà e quindi la loro dignità. Nei giovani noi abbiamo fiducia”.

Articoli Correlati

Rinnovo contratto metalmeccanici: sciopero e corteo dei lavoratori ex Ilva

Alta adesione agli scioperi dei metalmeccanici a Taranto: i lavoratori rivendicano il rinnovo del contratto nazionale, aumenti salariali e maggiore sicurezza sul lavoro La massiccia...