di Francesca Leoci
Gli ultimi dati suggeriscono che il virus potrebbe circolare asintomaticamente tra gli esseri umani. Numerosi focolai nel pollame e negli uccelli selvatici
Un recente studio del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) ha rivelato un dato alquanto preoccupante: l’influenza aviaria H5N1 potrebbe circolare in modo asintomatico tra gli esseri umani. L’indagine, condotta su 150 veterinari statunitensi, ha evidenziato la presenza di anticorpi in tre soggetti, suggerendo un’infezione pregressa mai manifestata clinicamente.
La situazione in Italia non è meno allarmante: da ottobre 2024 sono stati segnalati 56 focolai nel pollame e circa 95 casi tra gli uccelli selvatici, con tre casi positivi anche tra i mammiferi (un gatto e due volpi). L’elevata contaminazione virale ambientale, particolarmente nelle aree ad alta densità avicola, è ciò che sta alimentando la diffusione del virus.
Il rischio di mutazioni dell’influenza aviaria
La dottoressa Antonia Ricci dell’IZSVe, citata da PadovaOggi.it, sottolinea l’importanza di un approccio coordinato: “Un recente studio condotto da Efsa ed Ecdc ha identificato 34 mutazioni genetiche potenzialmente in grado di aumentare il rischio di trasmissione all’uomo”. La preoccupazione principale riguarda la capacità del virus di evolversi rapidamente e acquisire caratteristiche che potrebbero renderlo più pericoloso per l’uomo.
Lo spettro della pandemia
Nonostante l’esistenza di vaccini per le specie avicole, il loro utilizzo in Italia rimane soggetto a rigide normative. Il consigliere Vincenzo Gottardo evidenzia la necessità di maggiori fondi per sostenere gli allevatori colpiti: “Servono risorse per indennizzare chi è costretto a bloccare le attività e subisce il deprezzamento dei prodotti”.
Il rischio di una nuova pandemia non può essere sottovalutato. Dal 2003 al 2020, l’Oms ha registrato 862 casi umani di H5N1, con 455 decessi. La storia ci insegna che le pandemie influenzali hanno già segnato il XX secolo, dalla “spagnola” del 1918 all’H1N1 del 2009. Per ora, il rischio per la popolazione generale resta basso, ma è fondamentale mantenere alta la guardia, soprattutto per le categorie più esposte come allevatori e veterinari.