Saranno 5000 i medici che, quest’anno, abbandoneranno ospedali e strutture riferibili al Servizio sanitario nazionale. Il nostro welfare state vacilla, le nostre classi dirigenti non sono all’altezza del compito loro assegnato. L’Italia è un Paese vecchio, popolato da schiere di ubbidienti senza talento
Saranno 5000 i medici che quest’anno lasceranno il servizio sanitario nazionale. Quasi 2000 in più rispetto allo scorso anno. Oltre 3000 in relazione all’anno 2022. Passa il tempo e va sempre peggio. Decidono di andare a lavorare nel privato, di trasferirsi all’estero. Scelgono, insomma, di operare in condizioni migliori e di guadagnare di più. E’ un travaso, questo, che mina e svuota la sanità pubblica. O quel che resta, resistendo, della stessa. Che rende assai problematica un’idea compiuta di welfare state nelle nostre società per gli anni a venire. Cambia il mondo, cambiano le ambizioni personali. In passato lavorare nel pubblico, per un medico, rappresentava un obiettivo a lungo caldeggiato. Il sogno che diveniva realtà. Oggi non più. Oggi i desiderata si rivolgono altrove. E’ una fotografia sbiadita, dalle tinte fosche, quella scattata dagli analisti del settore.
L’Italia è un Paese vecchio, senza entusiasmo, che affossa il merito. Che premia gli ultimi, gli ubbidienti senza talento. Leggere l’ultimo rapporto dell’Istat per trovare conferme rispetto a quanto sostenuto in questo scritto. Recuperare l’analisi del Centro studi di Banca d’Italia sull’offerta sanitaria pubblica lungo la Penisola perché, chi nutrisse ancora dubbi a tal proposito, abbandonasse il proprio ottimismo ormai fuori luogo. La debolezza è sempre la stessa. Riguarda l’inadeguatezza del decisore pubblico, l’inconsistenza delle nostre classi dirigenti. Il male da estirpare è lì. Non da oggi, da almeno trent’anni a questa parte. Magari in un ospedale, sperando di trovarvi ancora un bravo chirurgo.