Lunetta Franco, presidente di Legambiente, critica la nuova A.I.A. per l’ex Ilva e sollecita scelte coraggiose per decarbonizzare e tutelare la salute a Taranto
“La nuova A.I.A. per l’ex Ilva di Taranto risulta già vecchia e inadeguata ancor prima di vedere la luce. Nella migliore ipotesi risulterà “provvisoria”, in attesa di una decarbonizzazione per la quale, nel parere istruttorio, si richiede solo di presentare entro 12 mesi un Piano operativo che indichi le tecnologie individuate e un cronoprogramma di dettaglio” – dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.
“Un’A.I.A. forse funzionale a consentire la vendita dell’azienda, ma con lo sguardo rivolto al passato remoto della siderurgia, a mantenere in attività impianti che risalgono al secolo scorso – alcuni sono tra i più vecchi d’Europa – figli di una tecnologia inquinante e climalterante che non ha futuro. Si tratta di impianti obsoleti che devono essere spenti al più presto se, oltre all’abbattimento degli agenti inquinanti, si vogliono davvero perseguire gli obiettivi europei di riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni di anidride carbonica” – continua Lunetta Franco – ” Rammentiamo a tutti che la Unione Europea ha messo a disposizione del territorio di Taranto gli 800 milioni di euro del Just Transition Fund per accompagnare e promuovere una transizione giusta, non certo per il mantenimento dello status quo o per far rimanere in vita impianti che marciano ancora a carbone. Se si vuol continuare a produrre acciaio a Taranto la strada da percorrere è un’altra e Legambiente l’ha indicata da tempo. Occorre sostituire nel più breve tempo possibile, due o tre anni sono sufficienti, altoforni e cokerie con forni elettrici e impianti per la produzione di preridotto a loro servizio. Occorre cominciare a progettare e costruire gli impianti che producano l’idrogeno necessario a permettere una produzione non più climalterante, oltre che più salubre.”
Legambiente ritiene che il processo di decarbonizzazione vada avviato da subito e che la sua tempistica vada fortemente accelerata in modo da pervenire, ben prima del 2030, ad un primo obiettivo, costituito dall’abbandono della produzione a ciclo integrale.
“Nel frattempo la tutela della salute deve essere la stella polare che indichi il cammino da seguire”, aggiunge la presidente di Legambiente Taranto.
“Pensare -come chiede l’azienda- di tagliare con l’accetta le prescrizioni della nuova A.I.A. o prevedere limiti emissivi meno stringenti è inaccettabile” – conclude Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – “Come inaccettabile è supporre un utilizzo degli attuali impianti che si protragga per dodici anni o addirittura il rifacimento di AFO 5 e delle batterie 3,4, 10 e 11 delle cokerie. Dalla stampa apprendiamo che l’azienda stima in 1 miliardo il costo della nuova AIA e lo ritiene insostenibile: se non si vogliono investire le risorse necessarie per limitare i rischi di danni inaccettabili alla salute, si autorizzi, nelle more della costruzione dei forni elettrici e dell’impianto per il DRI, una produzione di acciaio inferiore ai 6 milioni di tonnellate/anno, chiedendo a ISS di determinare quanto si possa produrre con investimenti meno rilevanti, ma con tutte le garanzie necessarie per la salute di cittadini e lavoratori, in un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo alla strategicità della produzione di acciaio”.