La lodevole iniziativa di rimboschimento della zona contrasta con il solito mix di indifferenza verso le radici storiche e inciviltà, che rischia di condannare al degrado uno dei luoghi più suggestivi di Taranto

Verde cittadino e testimonianze archeologiche: sono due elementi imprescindibili del tessuto urbano di Taranto, su cui CosmoPolis sta recentemente puntando i riflettori, attirando l’attenzione su alcune zone della città in cui incuria e degrado rischiano di prevalere su ambiente e storia.
È il caso del Parco archeologico delle Mura greche, un’area di circa 7 ettari di estensione situata in via Venezia, ai margini del quartiere Solito-Corvisea.
Una zona molto conosciuta e frequentata dai cittadini, diventata negli anni location abituale del concerto dell’Uno maggio Libero e Pensante.
Il parco prende il nome da alcuni resti della cinta muraria orientale dell’antica Taras, risalenti al 450 a.C.
Vestigia antichissime che costituiscono le radici e l’identità di Taranto e che giacciono abbandonate, senza alcun cartello informativo, al centro del parco.

Chi non conoscesse il nome della zona e fosse poco avvezzo ai resti archeologici potrebbe addirittura scambiarle per banali blocchi in pietra.
Un’indifferenza, quella riservata a questa e a molte altre ricchezze urbane, che rasenta l’autolesionismo in questa città, oltre a costituire uno spreco, per certi versi arrogante, delle proprie potenzialità.
Non se la passa meglio il parco nelle vesti di spazio urbano: all’ingresso una carrellata di piante completamente secche accoglie turisti e cittadini.
Il muretto laterale è sgretolato per quasi tutto il perimetro, con evidenti cumuli di macerie in bella vista.
La fontana (tale risulta sulla carta, benché sia priva d’acqua) è danneggiata in numerosi punti, con bordi taglienti a vista che costituiscono un grande pericolo per i ragazzini che vi si avventurano.

In generale, si assiste ad un’assenza pressocchè totale di sorveglianza, al punto che l’intera area costituisce l’ennesima toilette a cielo aperto per animali domestici, che i cittadini portano a fare i propri bisogni con la massima tranquillità.
Nota positiva: in una delle zone del parco, a dicembre 2021, sono stati piantati oltre mille alberi grazie ad Arbolia, società benefit di Snam e “Fondazione Cassa Depositi e Prestiti”. Il progetto, che mira a fare dell’area uno dei principali polmoni verdi di Taranto, rientra nell’ambito della costituzione della cosiddetta “Green Belt” voluta dall’amministrazione comunale.

UN’iniziativa lodevole, anche in considerazione dell’azione purificatrice dell’aria urbana svolta dalle piante e necessaria soprattutto in una città industriale come Taranto, che però contrasta con la scarsa manutenzione dedicata al verde delle altre zone del parco: una distesa di erba secca e numerose piante morte denotano una probabile mancanza di cure, che sarebbero state vitali per il mantenimento del verde urbano soprattutto a seguito di un’estate bollente come quella affrontata dalla città in questo 2023.
Alcune fotografie scattate dagli utenti di TripAdvisor negli anni passati testimoniano le precedenti condizioni dell’area ed in particolare la scomparsa del cosiddetto giardino di pietra, presente in precedenza, o quantomeno della parte rocciosa dello stesso.
Insomma, il solito mix di inciviltà e indifferenza che rischia di condannare uno dei luoghi più suggestivi, per meriti storici e paesaggistici, e ricchi di potenzialità della città, che con opportuni interventi di riqualificazione e adeguata sorveglianza, potrebbe diventare un vero e proprio fiore all’occhiello di Taranto.