Quasi completati i lavori di riqualificazione del piazzale ma gran parte dei tarantini è “rimandata a settembre” per senso civico e uso corretto degli spazi urbani

E’ ormai in fase di completamento il progetto di riqualificazione del Piazzale Bestat, che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale si candida a polo di aggregazione ludico-sociale della città, nonchè attrattore culturale grazie alla presenza della vicina biblioteca comunale Pietro Acclavio e del Mudit a pochi passi.
Nelle ultime fasi sono stati anche aggiunti alcuni giochi per bambini: altalene, scivoli, giostrine, che insistono su una pavimentazione in erba sintetica, creando uno spazio dedicato soprattutto alle famiglie del quartiere, ma non solo; il tutto ancora coperto e recintato per evitare atti di danneggiamento atmosferico e cittadino prima dell’inaugurazione.
Doveroso ammettere che, con l’illuminazione serale integrata nelle nuove panchine e fioriere, il piazzale regala un bel colpo d’occhio, specialmente nelle ore serali, e sembra aver finalmente restituito questo spazio centrale del tessuto urbano alla fruizione dei cittadini.
Ma, come spesso accade, il Piazzale Bestat diventa specchio di una città contraddittoria: nella sua commistione tra pubblico e privato, tra riqualificato e decadente, sono riflesse in scala minore tutte le luci e le ombre di Taranto.
Continua, infatti, a sembrarci paradossale che in una parte così importante della città si passi repentinamente dai muri ripristinati ai calcinacci che minacciano il distacco imminente ma che, come ricordato qualche mese fa dall’assessore Giorno, pur facendo parte del piazzale non sono oggetto di intervento pubblico in quanto appannaggio dei privati.

Tant’è, chi si trova a passeggiare sotto i portici ha l’impressione di essere finito sul set di un film ispirato a “Lo strano caso del dottor Jekill e mister Hyde”.
Potremmo anche riparlare di alcune aree accanto alla Biblioteca, da poco risistemate riqualificate in cui la pavimentazione è già lesionata o la pitturazione presenta già macchie di umidità e crepe, ma in questa sede preferiamo soffermarci su altri aspetti.
Il principale, riguarda sicuramente l’ormai cronica quanto pericolosa disaffezione dei cittadini verso la propria città, questo senso civico così carente da meritare urgentemente corsi di recupero intensivi a tutte le età.
Percorrendo il piazzale in un pomeriggio di questi, infatti, è possibile notare, nell’ordine:
- rifiuti abbandonati sulle scalette di raccordo con il sottopassaggio di via Dante, a tal punto da renderle quasi impraticabili (nota di merito per l’amministrazione che ha fatto ripristinare nuovamente la pitturazione delle ringhiere, sulla quale avevamo precedentemente notato macchie di ruggine);
- cocci di vetro tagliente e trasparente abbandonati sulla pavimentazione e poco visibili, che rendono pericolosissimo il passaggio degli amici a quattro zampe nonchè decisamente infausta un’eventuale caduta in quel punto;
- escrementi di animali: immancabile segno distintivo del tarantino, basta varcare il Ponte Punta Penna per liberarsi (forse non del tutto, ma sicuramente in maniera significativa) di questo esempio di inciviltà inveterato;
- ulteriori rifiuti abbandonati dai cittadini nelle fioriere appena installate, tra le piante, nonostante la presenza di cassonetti e cestini a pochissima distanza;
- animali domestici lasciati liberi di correre ed espletare i propri bisogni nelle fioriere, tra le piante appena interrate, peraltro col rischio di spezzarle, sotto lo sguardo compiaciuto e noncurante dei propri accompagnatori umani;
- scritte di dubbia valenza artistica vergate sulla pavimentazione appena ripristinata.


L’amministrazione Comunale ha recentemente ottenuto un finanziamento 350mila euro dal Ministero dell’Interno, che sarà destinato al potenziamento della rete cittadina di videosorveglianza; inoltre, a seguito di numerose segnalazione di episodi di civiltà e vandalismo, il gruppo consiliare CON ha chiesto e ottenuto in Consiglio comunale che l’area sia presto dotata di videocamere che possano costituire un deterrente al prosieguo di questo pessimo andazzo.
Quello che preoccupa, però, è che la maggior parte delle azioni sopra elencate non sono opera dei cosiddetti “teppisti”, ma di comuni cittadini perbene che sembrano non aver ben chiaro il confine tra quello che si può e non si può fare.
Forse ci vorrebbero proprio dei corsi “estivi” di educazione al rispetto e all’uso corretto degli spazi urbani.