Taranto ha una percentuale più bassa di neodiplomati iscritti all’Università rispetto a Bari, Foggia e Lecce. I dati sono riferibili all’anno 2022. Il capoluogo jonico paga, tra le altre cose, l’assenza storica di una reale autonomia universitaria
Tra i Paesi europei, l’Italia è agli ultimi posti per quota di giovani laureati in università o con un titolo terziario equivalente. Nel 2023 ne era in possesso il 30,6% degli italiani tra 25 e 34 anni. Un’incidenza in crescita rispetto al 29,2% dell’anno precedente, ma che pone la nostra nazione al terzultimo posto nell’Unione Europea, dopo Romania (22,5%) e Ungheria (29,4%). Questo ritardo ha diverse radici. Da quelle di matrice territoriale a quelle legate alla condizione sociale ed economica della famiglia di origine. Nuovi dati mostrano come, in uscita dalla pandemia, la situazione economica del nucleo familiare continui a influenzare profondamente la possibilità di immatricolazione all’università. La recente indagine di Istat sul comportamento, gli atteggiamenti e i progetti futuri dei giovani tra 11 e 19 anni ha confermato l’impatto della condizione familiare sulle scelte educative. Nel passaggio tra le medie e le superiori, chi ritiene di avere alle spalle una famiglia con maggiori difficoltà si orienta meno spesso verso il liceo. Ed è tre volte più propenso dei coetanei avvantaggiati nella scelta di un istituto professionale. Lo stesso condizionamento si registra anche nel passaggio dalla scuola all’università.
Oltre 2 giovani su 3 (67,1%) con alle spalle una famiglia in condizione economica buona vogliono andare all’università. Mentre se la condizione economica è ritenuta negativa la quota scende a meno della metà del totale (46%). Processi di auto-segregazione che contribuiscono ad approfondire i divari educativi nella popolazione giovanile rispetto alla classe sociale d’origine. Nel 2022 il 51,7% dei giovani neo-diplomati si è iscritto all’università. Una quota che sul territorio nazionale varia dal 57% del centro Italia al 53,5% del nord, e scende sotto la metà del totale nel mezzogiorno (47,4%). Nel tarantino la percentuale di neodiplomati che, sempre nel 2022, si è iscritta all’università corrisponde al 49,5%. Contro il 55% del foggiano e il 52,2% del barese e del leccese. Numeri più alti che, guarda caso, riguardano le tre città pugliesi con una reale autonomia universitaria.