sabato 19 Aprile 25

Psicopatologia della guerra

di Armando De Vincentiis

La profezia che si autodetermina, descritta da Merton, è un meccanismo sociale e psicologico molto potente e difficile da riconoscere, ed è molto facile cadere nella sua trappola

Il sociologo statunitense Robert K. Merton descrisse quel fenomeno che oggi conosciamo come “profezia che si autodetermina”, ossia quell’insieme di azioni e comportamenti messi in atto per scongiurare un evento che, in realtà, lo costruiscono. Infatti, un classico esempio è il timore che vi fu durante la Rivoluzione Francese di non avere più risorse di grano, vista la carente condizione economica del momento. Questo spinse le persone ad accumulare quanto più grano possibile per evitare la carestia, e questo atteggiamento creò davvero, nel paese, una scarsità di grano, portando a una vera carestia come conseguenza di questa corsa all’accaparramento.

Questo accade in ogni condizione sociale in cui il timore che qualcosa possa accadere spinge la gente a farlo accadere davvero, nel maldestro tentativo di scongiurarlo. Lo stesso fenomeno si osserva nei gruppi sociali più piccoli, come nelle coppie. Ad esempio, un uomo particolarmente geloso, nel timore di essere tradito, pone delle attenzioni estreme di controllo sulla propria partner, al punto da crearle disagio e spingerla proprio nelle braccia di un altro.

Ancora, in ambito clinico, una dinamica paranoica, ossia quel sentimento delirante di essere perseguitati e/o spiati o, addirittura, oggetto di una cospirazione, farà sì che un soggetto assuma comportamenti sospettosi, strani e bizzarri, orientati a capire chi complotta contro di lui. Questo lo metterà in una condizione tale da suscitare davvero sguardi più attenti, al punto da confermare il suo delirio: “Io spio te perché credo che tu mi spii e spingo te a spiarmi perché mi osservi mentre ti spio”.

La profezia che si autodetermina è un meccanismo sociale e psicologico molto potente e difficile da riconoscere, ed è molto facile cadere nella sua trappola. Una dinamica del genere l’abbiamo già osservata in epoca di Guerra Fredda tra USA e Unione Sovietica nella corsa al riarmo. La convinzione che l’altra potenza militare potesse armarsi in virtù di un futuro conflitto spinse entrambe le parti a investire nella produzione nucleare, spingendo, proprio con questa azione, l’antagonista a rispondere con nuovi armamenti nucleari. Ad ogni nuovo investimento di una potenza si rinforzava il timore iniziale, confermando le paure e spingendo a un’escalation senza fine. Questo aumentava le tensioni e manteneva sempre alta la percezione di una guerra.

È possibile oggi osservare lo stesso atteggiamento in ambito geopolitico? Probabilmente, un occhio addestrato a leggere le dinamiche non geopolitiche ma sistemico-relazionali comincerebbe a comprendere che la profezia che si autodetermina sta succedendo proprio sotto i nostri occhi in Europa.

La percezione di minaccia di una, dal mio punto di vista improbabile, invasione russa sta spingendo l’Unione Europea a una corsa agli armamenti, che inevitabilmente mette in allerta la Russia. La Russia risponde con toni di ripicca e/o di avvertimento, che vengono quindi interpretati come la conferma che quel paese possa davvero essere minaccioso per noi. Non ci sarebbe da stupirsi se la Russia prendesse, a sua volta, delle contromisure militari che, ovviamente, confermerebbero i timori dell’Europa.

Accadrebbe, o sta già accadendo, quello che in ambito psicologico si chiama “circolo vizioso che si autorinforza”. Mi armo per paura che tu mi attacchi, e il mio riarmo sollecita il tuo provvedimento, che conferma il mio timore. Questo spinge a una riflessione provocatoria: prima di parlare di politica o geopolitica, forse si dovrebbe parlare di psicopatologia della geopolitica. Le politiche militari sono fatte da esseri umani che, per svolgere quel delicatissimo incarico che mette a repentaglio la vita di milioni di persone, dovrebbero prima di tutto essere sottoposte a una profonda e lunga revisione psicologica con la speranza  che si accorgano, quanto prima,  di questo circolo vizioso molto ma molto pericoloso.

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