di Maria D’Urso
Harry, il cuore buono della Città vecchia
Negli occhi di Harry è possibile scorgere, ancora, tutto l’amore che prova per l’Isola. La dannata Itaca che, dieci anni fa, lo ha accolto e lo ha assorbito. Totalmente. Sospira, poi riprende. E ancor prima di parlarci, gli spunta un sorriso, lì tra le pieghe del suo volto luminoso. Ci ringrazia, perché crede che poter condividere con noi la sua storia possa far riflettere. Una storia fatta di luci e ombre. Di persone oneste e persone disoneste. Di cambiamenti che, nella sua piccola comunità spera di ottenere, grazie all’amore. E alla speranza. D’Altronde, lui è fatto così: crede e spera. E lo fa con tutto l’amore che riesce a donare, incondizionatamente.
Vita e cronache di un cuore buono che cerca di sopravvivere nel triangolo del tempo sospeso
Harry è un signore molto gentile, che da diversi anni vive in Città vecchia. Si definisce un girovago. È figlio del mondo che per anni ha esplorato, fino a quando non ha deciso che Taranto sarebbe stata la sua ultima meta. Per restarci definitivamente. Sin da ragazzo, ha dedicato la sua vita all’associazionismo e quando è arrivato nell’Isola, non sapeva bene quale fosse la sua missione, se non continuare ad aiutare il prossimo. Ci racconta, sereno: “Ero da solo, non conoscevo nessuno. Avevo nelle tasche solo il passaporto e la voglia di ritrovare una parte delle mie origini. Pian piano, ho iniziato ad affezionarmi a questo posto, al sole e alla gente. Qui ci sono persone che parlano col cuore, al cuore. Linguaggio a cui sono stato abituato anche io”. Harry è riuscito a rimettere in sesto dei locali che, con le sue sole forze economiche e tra le varie peripezie burocratiche, ha deciso di adibire a sede associativa. Così, nel giro di pochi anni, ha aperto le porte a numerosi artisti: “Ho ospitato diversi ragazzi per attività di ogni genere, dagli incontri di fede, fino alla realizzazione di workshop artistici e creativi”. Sorride, ancora. Lo fa spesso, tra una parola e l’altra, con quel sorriso genuino che, a quanto pare, ha dato e continua a infastidire più di qualcuno. Perché è qui che la nostra storia, assume una sfumatura diversa. È qui che subentra, qualcuno, che ha cercato di togliergli quel sorriso gentile: “Per anni, ho sempre camminato nella mia via, consapevole che stessi facendo del bene. Lo percepisco in tutte quelle persone che sono felici di trascorrere del tempo insieme, facendo ciò che amano”.
A quanto pare, quest’arte ha infastidito qualcuno che, a differenza di Harry, ha un modo diverso di concepire la vita. Persone avvezze al mal costume e che, purtroppo, l’uomo di buon cuore ha pagato a caro prezzo: “Penso ancora a quello che mi hanno fatto. E non è successo una, ma più volte. Prima mi hanno tolto il saluto, poi sono iniziate le aggressioni verbali fino a sfociare in altro. Ho subito, sulla mia pelle, qualcosa di simile all’odio e alla prepotenza. E non capisco perché sia successo proprio a me, che non amo litigare e che preferisco parlare. Se c’è qualcosa che non va, preferisco chiarirlo, subito. E invece…”. Tuttavia, Harry è forte. Resiste. Dopo un periodo di alti e bassi, in cui la sua mente è rimasta prigioniera in quei ricordi dolorosi quanto violenti, si è ripreso. La sua fede, l’arma più potente che conosca e che possieda, gli ha intimato di non mollare. Così ha ripreso in mano la sua vita rispondendo alla violenza subita, con l’amore. Ha alzato nuovamente la saracinesca della sua associazione e ha allestito nuovi laboratori, per artisti appassionati e artigiani senza casa. Continua a ridefinire spazi aperti, in luoghi chiusi. Harry anche se ha l’età per raccontare qualcosa; preferisce sperimentare. E lo fa con gli occhi e lo spirito di chi ama la vita e vuol provare cosa significhi reinventarsi e costruirsi, giorno dopo giorno.
Due realtà opposte o complementari: cosa sono Taranto e la Città vecchia?
Siamo d’accordo, insieme, sul fatto che esista ancora una parte di comunità, oltre il Ponte girevole, che non voglia cambiare. Che nonostante gli interventi delle istituzioni, delle associazioni e di chi come lui cerca di portare un po’ di bellezza, soprattutto nei vicoli più nascosti, si oppone. È quella parte di comunità che resta sospesa, ai margini, in balia di sé stessa. E succede ogni volta che, finito un evento, cala il sipario e la gioia si assopisce. Quando la luce si affievolisce e nei vicoli più nascosti ritorna, prepotentemente, il buio. È in quelle tenebre, che si sedimentano e crescono l’indifferenza e l’omertà, di chi è abituato a vivere in branco. Senza regole. Senza umanità. Persone che rifuggono dalle consuetudini della società civile, opponendosi al cambiamento. In fondo, rimanere sempre allo stesso punto, è più facile che avanzare e progredire. Nessuna generalizzazione di un posto meraviglioso e che ha tanta storia e umanità da raccontare. Harry, infatti, non lo crede e ci spiega che continua a lavorare per quei ragazzi che preferiscono un’alternativa di vita. E ci tiene chiarire, prima di congedarsi dalla nostra intervista, quale sia il suo punto di vista in tutta questa faccenda: “Io amo questa città. Io amo Taranto. E continuerò ad amarla, continuando sulla mia strada. Le nostre azioni, soprattutto le più semplici, definiscono chi siamo e io, fino a quando Dio me lo permetterà, donerò amore”. Che poi, del resto, l’amore è la missione della sua vita. Così, l’uomo dal cuore generoso tace. Ogni parola che ha pronunciato, finora, lo ha fatto col suo accento sui generis. Harry è un nome di fantasia, ma tutto ciò che ci ha raccontato è vero. È reale. Harry non parla tarantino, non è tarantino di nascita. Tuttavia, sa di esserlo nelle radici, che non riesce a estirpare e che lo hanno ricondotto a casa. Nell’Isola, alla sua amata Itaca. Alla terra che, un giorno non molto lontano, crede e spera anche lui possa cambiare volto. All’Isola che deve migliorare.


