A Taranto protesta contro lo stallo nel rinnovo del contratto. Dal 2008 stipendi giù dell’8,7% mentre in Germania crescono del 15%. Il sindacato chiede aumenti di 280 euro e riduzione dell’orario di lavoro
Anche i metalmeccanici di Taranto hanno incrociato le braccia per otto ore, aderendo allo sciopero nazionale indetto da Fim, Fiom e Uilm per sbloccare la trattativa sul rinnovo del contratto, attualmente in fase di stallo per la resistenza di Federmeccanica e Assistal alle richieste sindacali.

“È il terzo sciopero di 8 ore negli ultimi tre mesi”, ha dichiarato Francesco Brigati, segretario generale Fiom Taranto, durante il sit-in dei lavoratori davanti alla sede di Confindustria locale. Il sindacalista denuncia “l’indisponibilità di Federmeccanica a discutere sulla base della piattaforma presentata unitariamente”, che prevede aumenti contrattuali di 280 euro per recuperare l’inflazione.
La situazione italiana appare particolarmente critica nel confronto internazionale. Secondo il rapporto mondiale dell’Oil citato da Brigati, dal 2008 ad oggi i salari italiani hanno perso l’8,7% del potere d’acquisto, mentre nello stesso periodo in Francia sono cresciuti del 5% e in Germania addirittura del 15%. Il nodo del contendere riguarda anche il meccanismo di calcolo degli aumenti. “Federmeccanica propone incrementi basati sugli indici Istat Ipca-Nei, ma il salario lo contrattano i sindacati, non può essere un elemento statistico a determinarlo”, afferma con decisione Brigati.
Tra le richieste sindacali figura anche la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per le aziende in transizione digitale, tecnologica o ecologica, per tutelare i livelli occupazionali. “La trattativa va ripresa subito”, conclude Brigati, ricordando come l’Italia sia ormai “all’ultimo posto tra i paesi del G20” per dinamica salariale.


