di Paola Fornaro
Una storia complicata che lascia molti interrogativi ancora senza risposta. Al centro la vicenda di una giovane 24enne
Un racconto a tinte fosche quello restituito dalla 24enne georgiana che, sabato 12 agosto, ha deciso di lasciare il proprio bambino nei pressi di un cassonetto di una via del centro cittadino. La giovane che ora è indagata per abbandono di minore e tentato omicidio, ha dato la luce il bimbo nell’abitazione dell’anziana che assiste da circa un mese in qualità di badante.
Il parto nel bagno di casa, e poi il taglio del cordone ombelicale con delle forbici da cucina, per poi allattarlo, lavarlo e infine l’abbandono lungo la strada. La 24enne secondo il Corriere avrebbe motivato la decisione parlando di “un momento di sbandamento e disorientamento provocato dalla paura di perdere il lavoro come badante a Taranto”. Una storia impegnativa, il divorzio, il viaggio dalla Georgia a bordo di un bus verso Istanbul e in aereo per Budapest e poi Bari e infine Taranto.
Una vicenda complessa che lascia trasparire le difficoltà di chi obbligato a partire nella speranza di orizzonti migliori, si ritrova ad affrontare la realtà di un paese straniero ed estraneo, costretto talvolta all’isolamento emotivo prima, sociale poi. Resta, al di là dei riscontri giudiziari tutti in divenire, il drammatico risvolto di una scelta vista come unica opzione, tra disperazione e paura.
Non sappiamo quale cingolo affettivo o sociale ruotasse attorno alla giovane, se abbia catalizzato l’interesse di qualcuno, o semplicemente una pallida attenzione. Se nel suo lavoro qualcuno le abbia posto domande, offerto aiuto, sostegno, o se la sua condizione sia stata semplicemente sottovalutata o peggio ignorata. Di certo si tratta di una parabola infelice che lascia aperti molti interrogativi, tra questi il ruolo che ciascuno di noi può aver avuto.