di Francesca Leoci
Con oltre 12.200 nuovi casi in Italia nel 2023, il cancro epatico si conferma una neoplasia silenziosa ma letale. Le innovazioni terapeutiche, tra cui l’immunoterapia, offrono nuove speranze per i pazienti
Il tumore del fegato rappresenta il quinto tumore più frequente nel mondo. In Italia, nel 2023 sono stati registrati circa 12.200 nuovi casi di tumori primari del fegato, con una frequenza doppia negli uomini rispetto alle donne. Dopo il cancro ai polmoni, si presenta come una delle neoplasie più silenti ma anche fatali, con una sopravvivenza a cinque anni che si attesta intorno al 14-22%.
Il fegato è un organo fondamentale che svolge funzioni cruciali come la trasformazione delle sostanze nel sangue e la produzione di bile. I tumori epatici possono essere primitivi (originati nel fegato stesso) o secondari (metastasi). Gli esperti distinguono tra fattori di rischio non modificabili – ovvero età, genere, malattie genetiche – e modificabili, come l’infezione cronica da virus dell’epatite B e C, il consumo di alcol, l’obesità e il diabete mellito.
Ma la patologia si presenta particolarmente complessa soprattutto per la frequente diagnosi tardiva. Il tumore del fegato è, infatti, asintomatico nelle fasi iniziali, presentando sintomi più riconoscibili solo man mano che progredisce. La malattia presenta però una duplice sfida: il cancro stesso e la compromissione della funzionalità epatica. Se da una parte la condizione del paziente viene compromessa dalla patologia stessa, a rappresentare un grave rischio è il fegato che non funziona bene. Le ultime terapie, però, mostrano risultati positivi su diversi aspetti.
Il progresso scientifico con l’immunoterapia
Riguardo ai progressi terapeutici, il dottor Stefano Tamberi, direttore dell’Oncologia di Ravenna, evidenzia l’importanza dell’immunoterapia. “La combinazione di due immunoterapici ha permesso di raddoppiare la sopravvivenza a cinque anni, aprendo nuove possibilità come la resezione chirurgica o il trapianto”, dichiara Tamberi citato da La Repubblica.
Aumentano interventi e trapianti
Nel campo della chirurgia, il professor Umberto Cillo – direttore della Chirurgia Generale Epato-Bilio-Pancreatica e del Centro Trapianti di Fegato dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova – sottolinea che “i trapianti di fegato in Italia stanno aumentando del 10-15% l’anno”. Un dato esemplare rispetto agli anni precedenti, mentre arriva un’ulteriore notizia positiva: le tecniche chirurgiche oggi sono diventate meno invasive, permettendo interventi multipli in caso di recidiva. Inoltre, sono disponibili anche terapie alternative come la termoablazione, la chemioembolizzazione e i trattamenti farmacologici sistemici.
L’importanza di un approccio multidisciplinare
Insomma, i pazienti oncologici oggi possono beneficiare di una ricerca scientifica promettente, che offre prospettive notevolmente più positive rispetto al passato. Un risultato reso possibile dalla sinergia di diversi esperti in campo sanitario: la collaborazione tra specialisti – che spazia dal chirurgo al radiologo interventista, dall’oncologo all’epatologo – rappresenta il fattore determinante che fa la vera differenza nella cura e nel trattamento dei pazienti.
“Il nostro compito è mantenere il paziente e il suo fegato nelle migliori condizioni possibili, attraverso terapie antivirali e controllo dei fattori di rischio come diabete, obesità e consumo di alcolici”, commenta Massimo Iavarone, professore associato di Gastroenterologia dell’Università di Milano, enfatizzando l’importanza della prevenzione.