di Francesca Leoci
La predisposizione genetica al cancro della mammella non è legata solo ai noti geni Brca1 e Brca2. La ricerca ha identificato nuovi “attenzionati speciali” che potrebbero aumentare il rischio, specialmente in pre-menopausa. Fondamentale il ruolo dello screening genetico allargato e dello stile di vita
Non sono più solo Brca1 e Brca2 i geni “sorvegliati speciali” quando si parla di rischio ereditario per il tumore al seno. La ricerca ha infatti individuato altri importanti protagonisti: Palb2, Pten, Stk11, Cdh1 e Tp53. Come spiega la professoressa Emanuela Lucci Cordisco dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli Irccs, questi nuovi geni possono aumentare significativamente il rischio di sviluppare tumori, particolarmente in pre-menopausa.
La loro scoperta ha portato allo sviluppo di pannelli multigenici per lo screening, strumenti sofisticati che richiedono un’interpretazione esperta. Circa il 5-10% dei casi di tumore al seno è associato ad alterazioni genetiche ereditabili, con una frequente manifestazione in più membri della stessa famiglia.
Tra le nuove scoperte, particolare attenzione merita il gene Palb2. Nelle donne con tumore “triplo negativo”, questo gene aumenta del 20% il rischio di sviluppare un tumore nella mammella controlaterale entro 10 anni – un rischio paragonabile a quello conferito dalle mutazioni Brca1 (23%) e Brca2 (17%). Le ricerche mostrano che Palb2 è coinvolto nei meccanismi di riparazione del Dna, similmente ai geni Brca, e la sua alterazione può compromettere questi processi protettivi cellulari.
Screening e chirurgia preventiva
Gli esperti sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare nella gestione del rischio. Gli specialisti utilizzano strumenti avanzati come il CanRisk, che integra dati genetici, storia familiare, fattori ambientali e stile di vita per calcolare il rischio individuale. Questo tool predittivo rappresenta un importante passo avanti nella medicina personalizzata, permettendo di sviluppare programmi di screening su misura. È fondamentale che questi test vengano prescritti e interpretati in un contesto multidisciplinare, con il coinvolgimento di genetisti, oncologi e altri specialisti.
La presenza di mutazioni genetiche può portare alla considerazione della chirurgia profilattica (mastectomia e/o ovariectomia). Come sottolinea la professoressa Alba Di Leone, questo intervento può ridurre il rischio fino al 90%, ma ha un impatto significativo sulla qualità della vita. La decisione deve considerare molteplici fattori: età, storia familiare, tipo di mutazione, aspetti psicologici e desideri della paziente. In alternativa, è possibile optare per una sorveglianza intensiva con controlli regolari tramite mammografia e risonanza magnetica.
Stile di vita: l’altro pilastro della prevenzione
Al di là della genetica, il rischio tumorale rimane il risultato di una complessa interazione tra geni, ambiente e stile di vita. La ricerca VITAL ha dimostrato che seguire le raccomandazioni del World Cancer Research Fund può ridurre il rischio fino al 60%. Sono consigli fondamentali quelli sul mantenimento di un peso corporeo salutare, oltre ad attività fisica regolare (almeno 150 minuti settimanali), dieta mediterranea ricca di frutta e verdura, eliminazione del fumo, limitazione del consumo di alcol, ed evitare l’esposizione a terapie ormonali non necessarie.
Il ruolo della trasmissione genetica
È importante ricordare che i portatori di mutazioni genetiche, sia uomini che donne, hanno una probabilità del 50% di trasmettere l’alterazione ai propri figli. Questo sottolinea l’importanza della consulenza genetica per le famiglie interessate, che deve includere: valutazione dettagliata della storia familiare, discussione delle implicazioni per i familiari, supporto psicologico per la gestione dell’informazione e pianificazione del follow-up per i membri della famiglia.
Le nuove terapie per il tumore al seno
La ricerca, intanto, continua a evolversi, con le nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche. Le tecnologie di Next Generation Sequencing stanno rivoluzionando l’analisi del Dna, consentendo lo studio simultaneo di pannelli genetici sempre più ampi e completi. Particolare attenzione viene posta non solo sulle mutazioni rare, ma anche sui polimorfismi genetici più comuni, la cui analisi integrata permette una valutazione del rischio più accurata e personalizzata.
Progressi che si accompagnano allo sviluppo di terapie preventive farmacologiche mirate e all’identificazione di nuovi biomarcatori, elementi chiave per un approccio di medicina sempre più personalizzata. L’obiettivo è infatti quello di adattare le strategie preventive e terapeutiche al profilo genetico specifico di ogni individuo, inaugurando una nuova era della medicina di precisione basata sulle caratteristiche genetiche individuali.