Il ventiseienne tarantino farà il suo debutto nel mondo professionistico contro Giuseppe Rauseo il 15 marzo al PalaCoscioni a Nocera Inferiore
La determinazione e la voglia di raggiungere grandi obiettivi hanno portato il giovane talento della palestra Quero Chiloiro, Francesco Magrì, a realizzare il sogno di diventare un pugile professionista.
Dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili e una carriera da dilettante con uno score di 80 vittorie, 8 pari e 19 sconfitte, tre titoli italiani vinti e dopo aver indossato la maglia azzurra, il ventiseienne tarantino farà il suo debutto nel mondo professionistico, nella categoria superwelter, venerdì 15 marzo contro il veterano Giuseppe Rauseo. Organizzato dalla PromoBoxe Italia di Mario Loreni, il match si svolgerà al PalaCoscioni a Nocera Inferiore.
Dopo Giovanni Rossetti e Andrea Ottomano, Francesco Magrì è il terzo pugile professionista della Palestra Quero Chiloiro. Con il suo maestro Aldo Quero sta preparando l’incontro nei minimi dettagli curando ogni aspetto.
Cosa significa per te diventare un boxeur professionista?
“Per me diventare un pugile professionista è un passaggio naturale. Rappresenta una nuova avventura e nuove sfide. Da dilettante ho vinto tutto, sia a livello giovanile sia a livello elitè. Ora lavoro per ripetermi nel professionismo.”
Come stai preparando il match e quali sono i consigli che ti sta dando il tuo maestro Aldo Quero?
“Mi alleno ogni giorno intensamente. Certo lavorando e avendo una famiglia non è facile, ma ci metto tutto me stesso per raggiungere i miei obiettivi. Il maestro mi dice sempre di stare sereno, di non avere fretta e che ogni cosa ha il suo tempo. Cerca sempre di placare, diciamo, la mia voglia di fare il passo più lungo della gamba. A livello tecnico mi da molti consigli e mi prepara curando ogni minimo dettaglio.”
Cosa ti aspetti da questo incontro e quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
“Da questo incontro mi aspetto di rompere il ghiaccio con il mondo del pro e spero di fare un bel match. Questo è il mio obiettivo a breve termine, mentre a lungo termine spero, nel più breve tempo possibile, di concorrere per un incontro per il titolo italiano.”
QUERO CHILOIRO: IL LEGAME MAGICO CON LA CITTÀ DEI DUE MARI
Cinquantaquattro anni di attività per la Quero Chiloiro costellata di grandi successi e riconoscimenti, come la Stella d’oro al merito sportivo conferito dal Coni, e un forte legame con la città di Taranto. A cinque anni di distanza dal primo successo, per la seconda volta la società tarantina si è laureata campione d’Italia per il 2023.

“Sono cinquantaquattro anni che siamo in questa palestra e che facciamo tanto per Taranto – Afferma il Maestro Aldo Quero – La vittoria dello scudetto è dedicato sicuramente alla nostra città ed è anche merito di tutti, dalla dirigenza ai tecnici.
Il nostro rapporto con Taranto è sempre stato ottimo. Abbiamo fatto tanto per i ragazzi organizzando in questi anni tanti eventi, l’ultimo alla base Navale della Marina Militare. La nostra vita è dedicata completamente allo sport, al pugilato e ai giovani. – Sottolinea – Noi crediamo molto in loro, nel loro futuro e nel futuro della nostra città.”
Tanti sono i campioni che sono stati scoperti dalla Quero Chiloiro, come Giovanni Rossetti, Andrea Ottomano e Francesco Magrì. Sono tanti i titoli conquistati dagli atleti della società tarantina in tutti questi anni.
“In cinquantaquattro anni abbiamo formato tanti campioni del mondo. Anche per questo il Coni ci ha assegnato la Stella d’oro al merito sportivo. – Dichiara il Maestro Aldo Quero – Non creiamo campioni ma atleti, perché tramite lo sport si cresce, e speriamo sempre di avere nuove generazioni migliori delle precedenti”.
Per il maestro benemerito Vincenzo Quero, fondatore della Quero-Chilorio, la storia della sua palestra è importante perché all’epoca, quando ha iniziato la sua carriera da pugile, c’erano poche palestre e gli sport seguiti erano diversi da quelli che vengono seguiti oggi. “Siamo considerati i primi in Italia perché lavoriamo veramente per lo sport, e non perché siamo forzati a farlo, ma perché lo viviamo come una passione”.


