Il successo per 2-1 sulla Ternana del 27 maggio 1990, sancì aritmeticamente il salto nella serie cadetta. Il 3 giugno l’ultima gara con la Salernitana che terminò 0-0. Il presidente rossoblù era Donato Carelli e l’allenatore Roberto Clagluna
Il tempo vola più che mai e i bei ricordi, confinati in un passato lontanissimo, affiorano taglienti come non mai. E fanno sanguinare il cuore.
Sono trascorsi 35 anni dall’ultima promozione in B del Taranto. Oltre un terzo di secolo, che nel frattempo ha portato via con sé tifosi e tifose di ogni età, con la speranza che i colori rossoblù potessero toccare la gioiosa vetta dalla A. Nulla di tutto questo, anzi ma quel dolce pensiero che ci riporta indietro di un bel po’ fa brillare di luce propria l’impresa di una storica promozione, ottenuta arrivando primi. Quella squadra, guidata da Roberto Clagluna, sbaragliò ogni avversario. Forte anche di una società con in testa il presidente Donato Carelli e il cui direttore sportivo era Ermanno Pieroni, poi a una decina di distanza patron rossoblù. Il medico sociale era William Uzzi, altro nome storico e anche lui futuro presidente.
Il 3 giugno 1990, il Taranto giocò a Salerno l’ultima gara di campionato del girone B della Serie C. La sfida mise di fronte le prime due della classe, gli ionici con 47 punti e i granata con 45. La gara terminò in parità. Due punti ancora sotto i salernitani c’era la Casertana, che un paio di settimane prima aveva battuto proprio il Taranto per 3-0. Una soddisfazione effimera, che il Taranto digerì con pochi affanni. Anche i tifosi, che pure si erano raccolti nelle strade del centro e in piazza della Vittoria per celebrare la promozione nel caso fosse arrivato un successo. E allora tutto venne rimandato al successivo 27 maggio, penultimo turno di campionato, quando il Taranto ospitò la Ternana, battuta 2-1. La città cambiò colore e dal grigio cemento e rosso ferro passò all’abbinamento del rosso come il fuoco della passione e del blu del mare che aveva condotto Falanto verso il bagnasciuga e gli scogli di Saturo. Su ogni superficie cittadina e su tutte le bandiere campeggiavano gigantesche “B”. Nell’epoca dei due punti il Taranto aveva complessivamente vinto 17 gare, pareggiate 14 e perse 3. Un pari, allora, valeva mezza vittoria, oggi mezza sconfitta. Furono invece 41 i gol fatti, tanti quanti quelli della Salernitana, 8 in meno delle capacità casertane, mentre subì appena 17 reti, di fatto la migliore difesa assieme a quella campana. In casa ne incassò appena 4. Lo Iacovone si trasformò in un caveau di banca e per Giampalolo Spagnulo, prendere gol era quasi impossibile. Bravura sua e del resto dei giocatori di movimento.
Sembra la descrizione delle prestazioni di una squadra diversa dal Taranto e invece è il Taranto, che più di un terzo di secolo fa raggiungeva la Serie B con una certa facilità. Oggi è tutto diverso e nell’attesa di prendere confidenza con i nuovi proprietari del club (imprenditori locali, pugliesi o di altra regione e se stranieri che non siano perditempo) si imparerà a conoscere anche un’altra lettera dell’alfabeto, sinora ignota: la “E” di Eccellenza.


