di Vittorio Galigani
Più che una società di calcio, la segreteria del Taranto sembra, al momento, un laboratorio di paradossi, un centro studi di auto-sabotaggio gestionale. Nel frattempo, Jallow corre sul campo con i colori del Manfredonia. E chissà che, alla fine, non sia proprio lui, grazie alle sue decisioni comportamentali, a segnare il gol più bello: quello di essere riuscito a dribblare, con successo, il caos organizzativo rossoblù
Al Taranto non ci si annoia mai. Lode all’avvocato Mattia Grassani che tra le pieghe della decisione adottata dal Giudice Sportivo di dare lo 0 – 3 a tavolino, ai rossoblu, per non essersi presentati per giocare a Brindisi, lo scorso 25 settembre, ha scovato le giuste motivazioni per far ribaltare quella decisione.
La gara di ritorno di Coppa Italia si dovrà pertanto giocare ed al Taranto restano, al momento intatte, le possibilità di giocarsi la promozione in serie D anche rincorrendo la conquista di quel trofeo. Nel caso specifico c’è casomai da muovere una critica alla Società del Brindisi che neppure oggi, in appello, si è costituita a tutela dei propri interessi.
L’acume professionale dell’avvocato Grassani, nell’ottenere quel risultato, evidenza, ancor più, altre carenze strutturali. A tal proposito, organizzazione cercasi, nella segreteria del Taranto calcio. A breve infatti (il prossimo 9 ottobre) l’avvocato bolognese sarà chiamato a compiere un nuovo “miracolo”.
Perché se sul campo si gioca a “pallone” ed anche con risultati positivi, negli uffici sembra invece di assistere a una tragicommedia burocratica. La fa da protagonista, nell’ occasione, il tesseramento di Jallow, un ragazzone anche talentuoso, evidentemente finito nel ruolo di comparsa di lusso in una sceneggiatura scritta maluccio.
La storia, in fondo, è semplice: il regolamento della Lega Dilettanti, per il campionato di Eccellenza regionale, stabilisce che ogni società può tesserare due calciatori extracomunitari. Punto. Il Taranto, in quel periodo, ne aveva già due, ma chi preposto era evidentemente distratto se non proprio disinformato ed ha pensato bene di tentare il colpo del terzo, ignorando le regole come se fossero un optional. Risultato? Il sistema telematico ha fatto il suo lavoro, freddo e inflessibile come un semaforo rosso, respingendo il tesseramento e rispedendo Jallow al mittente, ossia al Valmontone. A questo punto, qualunque società, con un minimo di raziocinio ed organizzazione, si sarebbe arresa all’evidenza, magari chiedendo anche scusa per la svista. Non questo Taranto.
Da buon Don Chisciotte del calcio dilettantistico, ha deciso di presentare ricorso, convinto forse che le norme federali fossero trattabili come clausole di un contratto telefonico. Così, mentre si attende l’udienza fissata per il 9 ottobre davanti al Tribunale Federale – sezione tesseramenti, dove il valido Grassani dovrà ancora superarsi, la realtà ha preso una piega che definire surreale è poco.
Già, perché nel frattempo Jallow, stufo evidentemente di fare il turista involontario, ha trovato casa al Manfredonia Calcio, che lo ha tesserato senza problemi e che, salvo imprevisti, lo schiererà già domenica prossima in campionato. Immaginate la scena: il 9 ottobre il Tribunale sarà chiamato a discutere la legittimità di un tesseramento che materialmente non esiste più, di un calciatore che nel frattempo gioca da un’altra parte, con buona pace di logica e di buon senso.
E allora ecco il capolavoro: il Taranto rischia di arrivare in Tribunale con un ricorso che, di fatto, ha forse perso prima ancora di essere discusso. È un po’ come presentarsi a un esame di matematica con la calcolatrice scarica e pretendere di cavarsela con il “coraggio delle proprie convinzioni”.
Morale della favola? Più che una società di calcio, la segreteria del Taranto sembra, al momento, un laboratorio di paradossi, un centro studi di auto-sabotaggio gestionale. Nel frattempo, Jallow corre sul campo con i colori del Manfredonia. E chissà che, alla fine, non sia proprio lui, grazie alle sue decisioni comportamentali, a segnare il gol più bello: quello di essere riuscito a dribblare, con successo, il caos organizzativo rossoblù. Indipendentemente dai “miracoli” di …san Mattia Grassani.