Pesano le carenze strutturali di un organico che appare largamente incompleto. Manca un portiere esperto, di quelli che a fine stagione “valgono dieci punti”. Manca un terzino sinistro di ruolo, manca un attaccante vero, che “vede”, più di ogni altra cosa, la porta avversaria, un giocatore leader in categoria, da doppia cifra garantita. E mancano un paio di giovani “under” di prospettiva, che possano dare respiro e profondità alla rosa
Taranto, prima caduta, non è tutto da buttare, ma è indispensabile essere realisti. Il Taranto, come scritto, conosce malamente la prima sconfitta stagionale, in trasferta ad Acquaviva e, insieme ai tre punti, perde anche la vetta della classifica del campionato di Eccellenza. Un brusco risveglio, da amaro in bocca, per la squadra rossoblù, che finora aveva illuso piazza e tifoseria di possedere qualità e “garretti” per poter dominare il torneo. Ma sbaglia chi oggi, preso dallo sconforto, pensa che sia tutto da buttare via: così come sbagliava, fino a ieri, chi credeva che questo campionato fosse soltanto una passerella trionfale.
La sconfitta di Acquaviva ha soltanto riportato la realtà sotto gli occhi di tutti. L’organico, allestito in fretta e furia a fine estate, con diversi (tutti) giocatori rimasti svincolati fino a metà agosto, paga oggi i limiti di una preparazione fisica approssimativa. Dopo un avvio esplosivo, la squadra sembra ora accusare la stanchezza fisiologica di chi in estate ha messo poca “birra” nei muscoli.
Più ancora della condizione, però, pesano le carenze strutturali di un organico che appare largamente incompleto. Manca un portiere esperto, di quelli che a fine stagione “valgono dieci punti”. Manca un terzino sinistro di ruolo, manca un attaccante vero, che “vede”, più di ogni altra cosa, la porta avversaria, un giocatore leader in categoria, da doppia cifra garantita. E mancano un paio di giovani “under” di prospettiva, che possano dare respiro e profondità alla rosa.
Finora il calendario aveva strizzato l’occhio ai rossoblù, offrendo avversari di medio livello tecnico/tattico. Ma contro l’Acquaviva, squadra solida e ordinata, le lacune sono emerse in tutta la loro evidenza, dopo i risicati/modesti pareggi di Galatina e Brilla Campi: difesa distratta, centrocampo confuso, manovra lenta ed approssimativa. Troppo nervosismo, troppi palloni buttati in avanti “alla spera in Dio”, contando più nel colpo straordinario della domenica che nelle proprie qualità tecniche, di arrivare davanti al portiere avversario, con una solida/concreta costruzione del gioco.
Le proteste per l’arbitraggio e per le perdite di tempo avversarie non possono essere o diventare un alibi: la verità è che il Taranto ha perso contro una squadra ordinata, ma normale e lo ha fatto nel modo peggiore. Dimostrando di essere senza idee e determinazione. Ora, però, arriva la prova del nove. Le avversarie delle prossime giornate di calendario, Bisceglie, Canosa e Brindisi diranno la verità su quale sia la reale dimensione di questo Taranto. Sarà un trittico di ferro tra le prima della classe, una cartina di tornasole per le reali ambizioni di promozione.
Scontato che la società, dal canto suo, dovrà intervenire nuovamente. Il mercato non è chiuso per chi vuole davvero vincere il campionato: occorrono innesti mirati, non slogan accattivanti e promesse in video e sui social. Perché l’entusiasmo della piazza, che solo poche settimane ed in poco tempo fa era risalito alle stelle, nel timore di nuove delusioni sta già tornando a livelli di guardia. Ed ove i risultati dovessero deludere ancora, non mancherebbero le voci dei delusi pronte a gridare, in dialetto, la frase più temuta da ogni nuova proprietà: “Assit ‘lsold!”


