di Vittorio Galigani
La pessima immagine che esporta la Lega Pro per la lunga striscia di risultati negativi (al suono di punteggi tennistici) del Taranto che, da tempo immemorabile, manda in campo un manipolo di “ragazzini”, carenti tecnicamente e immaturi fisicamente. I vertici della Lega avevano le motivazioni ed i tempi, per prevenire lo “sfascio” del presente
Sta alla maturità dei presidenti trovare il bandolo della matassa per salvare, il salvabile, dell’attuale campionato di Lega Pro, girone C. Il più “farlocco” nella storia del calcio italiano. I club tutti, chi più chi meno, usciranno penalizzati dalla classifica che, necessariamente, verrà riscritta.
Tutti i club, all’atto dell’iscrizione, sottoscrivono il rispetto di quanto stabilito dalle norme. Bene a sapersi, compresa la rivisitazione della classifica nel caso in cui una o più Società, per violazioni di natura amministrativa, vengano escluse dalla competizione.
Allungando lo sguardo sulla ipotetica, nuova classifica vengono i brividi. Pensando i 9 punti che verranno sottratti a Monopoli, Foggia, Messina e Giugliano. Peggio ancora per i 10 del Trapani, della Casertana e gli 8 del Sorrento.
Nel momento in cui le sentenze diverranno ufficiali il Trapani di Valerio Antonini rischia di uscire della zona play off (nel presente dividerebbe la decima posizione in compagnia della Juventus N.G.). La Casertana si troverà coinvolta nello spareggio play out. L’Avellino accorcerà di due punti sulla attuale capolista Cerignola. Il Monopoli, al quale verranno appunto sottratti 9 punti, rischia di vedere compromessa l’ottima posizione attuale conquistata sudando la maglia.
Il campionato più “fasullo” della storia del calcio italiano, dicevamo. Eppure i “rumors” sulle difficoltà di Turris e Taranto hanno origini remote. Dagli albori della attuale stagione sportiva, Matteo Marani, in qualità di presidente (minuscolo) di Lega ed il suo “direttivo”, avevano il dovere di prendere il “toro” per le corna a salvaguardia della categoria. Nessuno avrebbe avuto di che rammaricarsi di fronte a una autorevole presa di posizione. Nessuno avrebbe potuto parlare di accanimento.
Ora, invece, lo scontento è generale. Anche di Cerignola e Avellino che pure sono ai vertici della classifica , ma sono gli unici club usciti sconfitti dai confronti con il Taranto. Avellino addirittura in casa propria. Non commentiamo la reazione di Valerio Antonini che “minaccia” ritorsioni nel caso in cui si vedrà sottrarre anche un solo punto di quelli acquisiti sul campo.
E poi la pessima immagine che esporta la Lega Pro per la lunga striscia di risultati negativi (al suono di punteggi tennistici) del Taranto che, da tempo immemorabile, manda in campo un manipolo di “ragazzini”, carenti tecnicamente e immaturi fisicamente. I vertici della Lega avevano le motivazioni ed i tempi, per prevenire lo “sfascio” del presente. A Torre del Greco la contestazione nei confronti della nuova proprietà era “rumorosa” ancor prima dell’inizio della stagione sportiva. Le inadempienze amministrative altrettanto.
Lo scontento, dicevamo, sarà generale. Acuito dalla precarietà che si è venuta a creare. Già nell’ultimo turno è iniziato il “rimpallo” delle proteste su alcune decisioni arbitrali. Il primo gol messo a segno da Lescano, che ha sbloccato il risultato ad Avellino, era in evidente offside. Inesistente, per taluni, il calcio di rigore concesso dall’arbitro in favore del Cerignola nell’incontro contro il Trapani. La situazione incancrenita, da motivi diversi, “accende” una polemica universale. Basta pensare a cosa accadrebbe se l’Avellino, grazie alla classifica ridisegnata, dovesse vincere il campionato con un solo punto di vantaggio sul Cerignola. Con Nicola Grieco (presidente del Cerignola) e Angelo Antonio D’Agostino (presidente dell’Avellino) entrambi nel Consiglio Direttivo della Lega Pro. Interpreti diversi, per quanto riguarda la gestione finanziaria dei loro club, in una sorta di duello tra Davide e Golia. Che i pugliesi, pur solidi, rientrano nei parametri finanziari della categoria e gli Irpini (bontà loro) sono fuori da ogni logica economica della terza serie.
Confusione anche in zona playoff per la scalata, in quell’ottica, alle posizioni migliori. Provocata dalla nuova classifica, “stravolta” dalle inevitabili decisioni della giustizia domestica della Federcalcio. A dir poco “comica” la situazione della Juventus N.G che, “premiata” dalla nuova graduatoria, insidierà il Trapani per l’acquisizione del diritto di partecipare ai playoff. Che dire poi della Casertana (ora in posizione di assoluta tranquillità) che si vedrebbe sottrarre la bellezza di 10 punti e si vedrebbe, più che probabilmente, obbligata a giocarsi la salvezza, ai playout, scontrandosi con il Messina.
Ecco perché i presidenti, tutti, si debbono impegnare per limitare al minimo i danni. Un finale di stagione all’insegna delle liti, dei ricorsi e degli appelli, affosserebbe ancor più la terza serie, già sotto schiaffo per una serie infinita di problematiche che coinvolgono tutta la categoria.
Difficoltà che riconducono alla necessità di giungere quanto prima alla irrinunciabile, auspicata riforma. Occorrerà, a quell’altezza, la collaborazione di tutte le Componenti. In primis dell’Associazione Italiana Calciatori. Si è assodato che il sistema calcio non può reggere le attuali 100 squadre professionistiche. L’auspicio, al proposito, è che prevalga, in tutti, il buon senso.
Con una sollecitazione ai vertici federali. L’aggiornamento, quanto prima, di una blacklist degli “scappati di casa”. Parliamo di quei soggetti che, negli ultimi tempi proliferano e deturpano il sistema calcio. Borderline protagonisti e suggeritori, di operazioni finanziarie impossibili. Alla resa dei conti non dovrebbe risultare impossibile metterli alla porta, che sono sempre gli stessi. A tutte le latitudini. Per la maggior parte consulenti di “fantomatici”, improbabili fondi di investimento d’oltre oceano. O “prestigiatori” nell’utilizzo, improprio, dei “moderni” crediti d’imposta nazionali. I recenti “passaggi” fallimentari, su Taranto e Messina, faranno dottrina.