Il coordinatore cittadino di “Noi con l’Italia-Noi Moderati”, Pierfilippo Marcoleoni, commenta i risultati pubblicati da Il Sole 24 Ore su Taranto
“Le classifiche stilate dal Sole 24 Ore certificano quello che tutti ormai sanno. Ciò che ai più è arcinoto. Quanto, insomma, noi tarantini subiamo a nostre spese purtroppo. Da diversi anni, grazie all’inconsistenza amministrativa del centrosinistra. Da tempo immemore, il secondo capoluogo di provincia della Puglia, è abbandonato al proprio destino. Soggiogato in una lotta di potere senza quartiere, in un’occupazione permanente degli spazi pubblici impossibilitati nel tradursi in pragmatica – e lungimirante – azione amministrativa”.
Così Pierfilippo Marcoleoni, coordinatore cittadino di “Noi con l’Italia-Noi Moderati” commenta le recenti notizie che vedono Taranto agli ultimi posti della classifica delle città italiane per la qualità della vita in relazione alle fasce d’età di bambini, giovani e anziani.
“Con Melucci a Palazzo di Città – continua Marcoleoni – Taranto occupa – ed è destinata sempre più ad occupare – gli ultimissimi posti delle graduatorie sulla qualità della vita nel nostro Paese. Trattasi di politiche giovanili, o ambientali, o di progettualità economica, o di programmazione sociale, cambia poco. Anzi, cambia quasi niente. L’azzeramento della Giunta, il fatto che da quasi due settimane la comunità non possa contare su un governo cittadino legittimato ad operare, senza conoscerne le reali motivazioni, testimonia questo stato di cose. E scava sempre più un vulnus profondo tra rappresentati e rappresentanti nel nostro spazio democratico. In casi come questi, sarebbe logico – e opportuno – tornare a votare. Liberare i tarantini della cappa d’improvvisazione mista a dilettantismo che rischia di soffocarli”.
“A Melucci – conclude il coordinatore cittadino di “Noi con l’Italia-Noi Moderati” – interessa il proprio futuro politico più che colorare di opportunità il futuro della popolazione residente. Deve destreggiarsi tra i desiderata di Decaro e quelli di Emiliano, affidarsi all’etero-direzione, alle volontà esogene, rendendo nei fatti la nostra città un’appendice d’interessi altri. Un surrogato politico di diverse – e distanti – centrali decisionali. Continuare così non conviene a nessuno. Se si vuole salvare per davvero il capoluogo jonico, la città che dovrà ospitare i Giochi del Mediterraneo nel giugno del 2026, l’onere della scelta torni agli elettori. Nelle democrazie, che non siano sultanati religiosi, funziona così. Da sempre”.