Giù le mani dai Giochi del Mediterraneo. Nessuno si permetta di avanzare dubbi sul fatto che possano celebrarsi a Taranto nel giugno del 2026. L’irresponsabilità delle parole pronunciate con una certa faciloneria
Se non è zuppa è pan bagnato. Se non è Melucci ci pensa Sannicandro. Il sindaco e l’ingegnere: la coppia che scoppia appena uno dei due dovesse decidere di aprire bocca. Per il primo, parole gravissime se a pronunciarle è un sindaco, si può prendere in considerazione la possibilità di staccare la spina ai Giochi del Mediterraneo. Per il secondo, dichiarazione rese questa mattina, arrivati a questo punto esiste l’eventualità che l’evento sportivo del 2026 possa essere cancellato da Taranto. Della disputa tra le parti politiche, con i loro distinguo che non distinguono nulla alla fine, c’importa poco. Del tifo da curva per il sindaco piuttosto che per il commissario, la mamma dei cretini come si sa è sempre incinta, c’interessa anche meno. Ma nessuno, ripetiamo nessuno, può pensare di decidere il futuro di un’intera comunità a cuor leggero. Con una tale faciloneria. E irresponsabilità, ci sia consentito di dire. Nessuno. Perché nessuno è legittimato a farlo, anche se detiene un consenso popolare striminzito (la maggioranza della minoranza!) ricevuto in dote alle ultime elezioni. Senza i Giochi Taranto perde molto del suo fascino futuro, diviene una città ordinaria, trasforma in incubi i sogni a lungo coltivati. Con i Giochi è possibile avviare quel disimpegno graduale dei tarantini dalla fabbrica dei veleni. Gli sport di mare, da disputare per tutto l’anno, la medicina dello sport, la ricerca scientifica avanzata, sono esempi concreti di economie che diversificano e pensano in grande. I Giochi segneranno la linea del discrimine tra ciò che era e ciò che sarà. L’ingresso nella modernità. L’avvenire che non deturpa. Andateglielo a dire al sindaco e all’ingegnere. La coppia che scoppia. Due non è il doppio, ma il contrario di uno. Sempre che quell’uno esista.