La legge è uguale per tutti, per qualcuno è più uguale. Di Gregorio e Fornaro, che non firmano il documento con il quale si ufficializza l’ingresso di renziani e centristi in maggioranza, rischiano di finire all’opposizione. Lomuzzio e Pittaccio, invece, no. Melucci ormai ragiona da monarca, confidando nell’ideologia che ha scalzato comunismo e fascismo
La firma è uguale, il risultato è diverso. Parecchio diverso. Nell’Italia Viva di una maggioranza moribonda, la politica tarantina si vota allo strabismo. Al doppio divergente che allontana e acuisce i sospetti. Ai due pesi e alle due misure, unico parametro possibile quando controlli senza più controllare l’esistente. Melucci ha imposto, senza troppo badare a consuetudini e procedure tipiche di una democrazia assembleare, a consiglieri e partiti, la firma del documento con il quale si ufficializza l’ingresso di renziani e centristi tra le fila della maggioranza. “Chi non firma si pone automaticamente fuori dal perimetro del governo cittadino”, ha tuonato il sindaco-monarca. Alla fine, ma anche in principio, hanno firmato tutti perché l’unica ideologia che resiste, caduti comunismo e fascismo, è quella del “non voglio andarmene a casa”. Potente e persuasiva dottrina che costruisce sul gettone di presenza, da accumulare ogni mese, il suo formidabile impianto teorico.
Tutti, dicevamo, hanno firmato senza batter ciglio. Tutti tranne quattro consiglieri comunali. Che, nell’ordine, sono: Di Gregorio, Fornaro, Lomuzio, Pittaccio. E qui nascono i problemi. Torniamo al difetto visivo di cui sopra. Alla bussola gettata in mare che avrebbe dovuto orientare. La mancata firma dei primi due non verrà tollerata, segnerà una rottura. E Di Gregorio e Fornaro, senza il nero d’inchiostro a definire le loro generalità, dovranno accomodarsi tra i banchi delle opposizioni. Per Lomuzio e Pittaccio, invece, sarà diverso. Tanto che firmino, quanto che non lo facciano, non accadrà nulla. Perché? Secondo alcuni perché Melucci vuole conservare il posto in giunta all’assessore Ficocelli, sostenuta proprio da Pittaccio e Lomuzio.
Nella giornata di domani è convocata a Palazzo di Città una riunione di maggioranza. Melucci dovrà fornire spiegazioni, indicare qual è il parametro utilizzato quando il parametro non esiste più. Correggere lo strabismo di genere più che di Venere (genere politico, of course). Forse. Sempre che qualcuno lo pretenda. Con l’ideologia del “non voglio andarmene a casa” nessuno tirerà la corda sino a farla spezzare. A fine mese ci sono i gettoni di presenza da conteggiare.