I partiti nei quali militano, o comunque si richiamano, passano all’opposizione e loro continuano a sedere in giunta come se niente fosse. La politica, a Taranto, non c’entrà più niente ormai. E’ passata a miglior vita. Marti e Luppino, con la loro condotta, con la propria inerzia senza moto, ricordano quelle telenovelas sudamericane cosi amate dalle nostre nonne
Un lavoro vero e proprio ormai. Altro che un incarico a tempo e un mandato che risente dell’apodittico gioco democratico. Un contratto di assunzione in luogo di un rapporto fiduciario, costruito sul vincolo rappresentativo tra assemblee legislative e potere esecutivo, sull’alea delle cose degli uomini. Cosa fai nella vita? L’assessore. Di cosa ti occupi abitualmente? Di assessori, assessorati, deleghe assessorili. Hai un mestiere, una tua professionalità maturata negli anni? Si, certo, di professione faccio l’assessore. Di cosa campi? Dell’indennità di assessore. Chi è il tuo datore di lavoro? Il sindaco, il Comune, il dirigente dell’assessorato. Nel manicomio della politica tarantina, un dedalo degli arrivismi personali, una sorta di Guatemala mediterraneo, capita anche che i partiti passino all’opposizione e, i loro referenti che siedono in giunta, restino al proprio posto. E non si dimettano neanche se venissero puntati da un plotone di esecuzione.
Senza l’azzeramento della giunta operata da Melucci perché, in caso contrario, avrebbero azzerato lui nel Consiglio comunale chiamato ad approvare il Bilancio di Previsione nei prossimi giorni, l’assessore Marti e l’assessore Luppino starebbero ancora lì dove li abbiamo lasciati. Sarebbero assessori senza essere più assessori. Rimarrebbero seduti attorno al tavolo di una maggioranza che essi stessi, per il tramite delle forze politiche che rappresentano, hanno ripudiato. Incuranti delle più elementari regole istituzionali, avulsi alla logica numerica consustanziale ai sistemi democratici, refrattari al gesto doveroso quando l’oggi ha cambiato forma rispetto a ieri.
Professione assessore, quindi. Assessore costi quel che costi. Assessore tutta una vita. Toglietemi tutto, ma non il mio assessore. Una pellicola in bianco e nero, opaca, a disagio con la luce e la sua funzione rivelatrice. Altra roba rispetto a “Professione Reporter”, l’opera cinematografica che consacrò al successo internazionale Michelangelo Antonioni. Ci sono film e film. Quello tarantino somiglia più ad una telenovela sudamericana.