Melucci cambia le Giunte municipali, azzera i Consigli di Amministrazione, taglia il proprio staff. E’ un repulisti che non smacchia il suo. Che fidelizza il nuovo non fidandosi più di chi c’era prima
Tagliare e sforbiciare su misura lo staff del sindaco. Ridefinire il gabinetto del sindaco. Sostituire gli uscieri del sindaco, i pomelli delle porte del sindaco, i quadri appesi ai muri del sindaco. Cambiare tutto, insomma. Tutto – e quasi tutti – perché nulla, da Tomasi di Lampedusa in poi, cambi. Lasciare una sola persona al suo posto: il grande – e unico – responsabile di questo sfascio. Il demolitore di gruppi e carriere politiche che ingarbuglia e complica. Che rompe senza saper aggiustare. Saltano le giunte, a Taranto. I Consigli di Amministrazione. E, last but not least, anche i rapporti fiduciari. Si licenziano professionisti, così, su due piedi. Mandati via senza offrire loro alcuna spiegazione. Mara D’Oria, questa mattina. Doriana Imbimbo – e Francesco Tanzarella – nei prossimi giorni, forse. Altri, chissà.
Saltano i cerchi magici perché è finita la magia. E, sullo sfondo, restano solo cerchi decadenti. Da molto tempo, ormai. Eclissata, la magia s’intende, dai comportamenti mercuriali. Dalla gestualità precaria. Dalle strategie senza cognizione. E’ un repulisti che non smacchia, quello che il sindaco di Taranto sta ponendo in essere. Che opacizza vetri già andati in frantumi. Che fidelizza il nuovo non fidandosi più di chi c’era prima. Che ama circondarsi di signorsì, signor tenente! Scorrono i titoli di coda su un’intera stagione, con la politica e l’amicizia a tentare la via della ribalta. Assieme. Fianco a fianco. Nella buona e nella cattiva sorte. Perché il successo, come l’avvenire, è una passeggiata affollata lungo un sentiero di periferia. Melucci, invece, preferisce il monopolio delle idee. Quello stesso monopolio, che per dirla con le parole di Gaetano Salvemini, è “il ricovero dei poltroni”.


