Firmano anche Di Gregorio, Liviano e Lonoce. Raccolte le 13 firme necessarie per sfiduciare Melucci in Consiglio comunale. Adesso il presidente Bitetti ha trenta giorni di tempo per convocare la massima assise cittadina sull’argomento. Il sindaco di Taranto e’ con un piede e mezzo a casa
Raccolte tredici firme per poter presentare la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Alle dieci firme acquisite nei giorni scorsi se ne sono aggiunte, questa mattina, altre tre: i consiglieri del Partito Democratico Enzo Di Gregorio e Lucio Lonoce e il consigliere del Gruppo Misto Gianni Liviano.
L’iniziativa è partita dai consiglieri civici Luigi Abbate (Taranto senza Ilva) e Massimo Battista (Una città per cambiare Taranto), che sono stati entrambi candidati sindaco alle amministrative del giugno 2022. Poi hanno aderito i partiti e movimenti di centrodestra (FdI, Lega, Svolta Liberale e Forza Italia), il consigliere di Europa Verde, due del Pd e, infine, lo stesso Liviano.
Quest’ultimo era stato eletto da indipendente nella lista del Pd, di cui era diventato anche capogruppo prima di lasciare l’incarico e di passare al gruppo misto. E’ stato anche consigliere e assessore regionale.
“Insieme abbiamo contribuito alla sua elezione – hanno dichiarato in una nota congiunta Di Gregorio e Lonoce – insieme abbiamo creduto nella necessità di portare avanti quel progetto per il bene della città. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo messo passione e impegno. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo messo la faccia ed il cuore, ma di fronte alla virata incomprensibile del primo cittadino, che ha rinnegato il valore della comunità democratica che lo aveva abbracciato e sostenuto, che ha stravolto la rappresentanza popolare e ciò che era emerso dalle urne in così poco tempo e che ha portato la città a una condizione di instabilità e paralisi grave, riteniamo che quell’esperienza possa ritenersi conclusa”.
Lonoce e Di Gregorio, i due più suffragati in assoluto delle amministrative 2022, si appellano alla responsabilità che dovrebbe animare chiunque si candidi alla guida di una comunità.
“La vittoria di Melucci – hanno aggiunto – fu un segnale della città; il ribaltamento ricercato da Melucci é, invece, un’assurdità politica che ha immobilizzato la macchina amministrativa mettendo in ginocchio le attività ordinarie del Comune. Noi di questa situazione non vogliamo fare parte: se il primo cittadino pensa di poter disporre della volontà popolare in questo modo e di poter tenere in ostaggio gli uffici e le società partecipate, non può avere la nostra fiducia. Per questo è logico tornare alle urne per politica, serietà, coerenza e perché riteniamo che ci siano ancora le condizioni per salvare Taranto e molti finanziamenti. Ci appelliamo, infine, al buon senso di tutti i consiglieri comunali che hanno davvero a cuore il bene della città, chiedendo loro di unirsi nella sottoscrizione e nel voto alla mozione per continuare a dare un futuro al nostro territorio”.
Adesso, regolamento alla mano, il presidente Bitetti dovrà convocare una seduta monotematica sull’argomento entro i prossimi trenta giorni. Prima, insomma, della fatidica data del 24 febbraio: termine ultimo per poter tornare alle urne a giugno di quest’anno senza dover passare da una lunga fase di commissariamento dell’ente civico.
Di fatto le firme apposte sul documento presentato dai consiglieri di opposizione rende oltremodo complicata la prosecuzione della legislatura. Melucci, dopo oggi, è con un piede e mezzo a casa.