La percentuale dei senza lavoro nel tarantino sfiora il 19%. Il dato nazionale, invece, è del 7,2%. Ben due milioni d’italiani hanno definitivamente rinunciato a curarsi. L’inflazione cresce. Il debito pubblico lievita ancora. La sinistra di onestà-tà-tà non s’interessa più dei diritti sociali. E non legge i rapporti dell’Istat
La disoccupazione in Italia si attesta al 7,2%. A Taranto e nei comuni della provincia, invece, sfiora il 19%. Ben dodici punti percentuali in più. Su una popolazione di circa 550 mila abitanti, i senza lavoro ammontano a 99 mila. In pratica: un residente ogni cinque. Dati questi che testimoniano, qualora ce ne fosse bisogno, l’esistenza di due Paesi distinti – e distanti – all’interno dello stesso contesto nazionale. Due entità statuali agli antipodi. Due mondi che non comunicano, sospettosi l’uno dell’altro. Nessun altra realtà europea, e del mondo occidentale, presenta una così evidente divaricazione economica e sociale. Della serie: la “Questione meridionale” precede – e segue – i destini del Paese. Dell’Italia pre-unitaria e, nondimeno, di quella che conosciamo dal 1861 in poi. Nello spulciare, in maniera analitica, i numeri contemplati nell’ultimo rapporto dell’Istat emerge un altro aspetto poco rilanciato nel dibattito pubblico e giornalistico di questi tempi. Sono circa 2 milioni gli italiani che hanno definitivamente rinunciato a curarsi. Il servizio sanitario pubblico è all’angolo, agonizzante, lontano parente di quello che seppe essere nel secondo dopoguerra. E i soldi per rivolgersi al privato non ci sono. Ergo: meglio lasciar perdere. Che Dio – e la buona sorte – getti un occhio. Ci metta una mano. Anche due, considerata la situazione.
Sempre nello stesso rapporto, redatto dall’Istituto nazionale di studi statistici, vengono raccontate altre cose interessanti. Che l’inflazione è tornata a crescere, per esempio. Che il debito pubblico si espande neanche fosse lievito madre. Che le stime del Pil, per il prossimo anno, sono meno entusiasmanti – e lusinghiere – di quanto una certa comunicazione governativa voglia lasciar credere. La sinistra, o quel che si spacci per tale, gareggia a chi ce l’ha più lungo sul tema della moralità e dell’etica pubblica. Ma, la legalità, non va perseguita mediante accordi pre-elettorali. E’ una precondizioni. Qualcosa che deve esistere a prescindere. La sinistra de-socializzata è prossima all’estinzione. Non si può vivere di soli diritti civili. L’ultimo rapporto dell’Istat sembra volercelo ricordare.