di Angelo Nasuto
“Le modifiche della Legge Regionale n. 1/17 anziché risolvere i nodi di una gestione fallimentare, debiti che ammontano a circa 400 milioni di euro, mirano a salvaguardare le responsabilità politiche ed amministrative/contabili da parte della Corte dei Conti”
Non si avvia a soluzione la questione riguardante i consorzi di bonifica ed i relativi tributi, che i cittadini dovrebbero pagare, anche in assenza di lavori compiuti in maniera puntuale e precisa dagli stessi consorzi. La notizia ha a che fare con il provvedimento di modifica delle norme che regolano gli stessi Consorzi di bonifica, che trova il profondo disaccordo degli agricoltori della provincia di Taranto.
Ieri 10 dicembre, infatti, presso la sala parrocchiale della Chiesa di San Nicola, a Palagiano, si è tenuta una pubblica assemblea organizzata dalla rete dei movimenti contadini del territorio, nella quale si è discussa la situazione del Consorzio Unico del Centro Sud relativamente alle già citate modifiche apportate alla Legge 1/17. Come prima indicato, nei giorni scorsi, la Regione Puglia, ha approvato un emendamento, sostenuto dalla maggioranza e proposto dall’assessore Regionale all’agricoltura Donato Pentassuglia, che modifica le norme in materia di Consorzio di Bonifica, art. 15, e che secondo gli esponenti del settore agricolo rappresenta un tentativo di scaricare le responsabilità finanziarie sulle spalle degli agricoltori e dei cittadini, quindi l’eredità fallimentare delle scelte gestionali dei Consorzi di Bonifica degli ultimi 30 anni.
Gli stessi agricoltori sostengono che le modifiche comportano un ulteriore emissione dei ruoli/tributi consortili non ancora riscossi, con ulteriori aumenti, nonostante il Consorzio Unico non abbia mai svolto negli anni il proprio compito. “Le modifiche della Legge Regionale n. 1/17 dunque – recita il comunicato – anziché risolvere i nodi di una gestione fallimentare, debiti che ammontano a circa 400 milioni di euro, mirano a salvaguardare le responsabilità politiche ed amministrative/contabili da parte della Corte dei Conti. Queste modifiche riguardano il bilancio 2013 dopo 11 anni. Forse con queste modifiche si prova a mettere ordine ai vecchi conti per timore delle azioni della Corte dei Conti nei confronti di chi gestisce il Consorzio e di chi non ha vigilato, elargendo milioni di euro, non per effettuare interventi di bonifica ma per altri scopi”.
Gli scriventi dicono che è avvilente comprendere come la modifica del bilancio 2013 e della L.R. n. 1/17, non consegna il Consorzio nelle mani degli associati (agricoltori e proprietari di immobili urbani), ma insiste nell’attività programmatoria del Commissario che per 20 anni ha solo aggravato la situazione patrimoniale e finanziaria dei precedenti 4 Consorzi e dell’attuale Consorzio Unico. “Non di poco conto risulta che – prosegue la lunga nota – dopo aver programmato la debitoria e forse riequilibrato la gestione, la palla passerà ai soci che dovranno essere convocati per eleggere il consiglio, ma solo coloro che sono in regola con i pagamenti. Il riequilibrio secondo la legge regionale modificata dovrà avvenire con una riduzione dei costi di gestione e con un contestuale aumento delle tariffe (tributo 630) e riscossione immediata degli stessi. Tale equilibrio/pareggio di bilancio deve avvenire entro i 10 anni con le direttive fissate dal Commissario”.
In altri termini, non solo viene scippata la gestione e riconsegnata ancora ad un Commissario ma la inefficacia o inefficienza del piano ricadrà tutta sui nuovi consiglieri. Nelle modifiche non si scorge ne’ si intravede una frase in cui si parli di provvedimenti sulla inoperatività del Consorzio di questi anni e della conseguente mancata manutenzione degli impianti, per i quali invece si richiede agli agricoltori ed ai cittadini il famoso e tanto contestato tributo 630, che gli agricoltori ritengono non dovuto.
Non si scorge nemmeno un’ipotesi di costituire una commissione che provveda a svolgere indagini che individuino le cause dell’aggravio patrimoniale e finanziario dei 4 Consorzi fusi e provveda a richiamare a responsabilità i soggetti che hanno agito e gestito i Consorzi.
“Soldi pubblici sperperati impunemente – concludono i lavoratori del settore agricolo – che con questa legge, si dovranno necessariamente addebitare nei prossimi 10 anni agli agricoltori attraverso l’aumento delle tariffe del tributo 630. Infine queste modifiche alla legge hanno tutto l’odore di parare pregresse responsabilità di tutti coloro che hanno gestito nell’arco degli ultimi 30 anni , e nello stesso tempo nella sostanza si continua a sprecare denaro pubblico e a vessare i cittadini e gli agricoltori con la richiesta del tributo 630 senza giusta causa e con un sostanziale aumento.
Per ultimo all’art. 16 p. 9-10 si ricorda che il Consorzio Centro Sud elaborerà un piano di rientro delle anticipazioni erogate ai Consorzi soppressi, circa 300/350 milioni di euro che durerà di 25 anni. Ma ci si chiede: chi pagherà tutto questo? Forse gli agricoltori e i cittadini?”