Ascoltare e vedere, per chi non l’avesse ancora fatto, l’intervista andata ieri in diretta su CosmoPolis con il professor Uricchio. Le risorse finanziarie scarseggiano e bonificare costa. Solo il 10% degli interventi ipotizzati potrà effettuarsi in Mar Piccolo. Ma il Governo programma l’aumento del 5% della spesa annua per gli armamenti. Vergogna
Le risorse sono poche. Pochissime. Appena qualche goccia dell’oceano mare. Le bonifiche a Taranto meriterebbero ben altra attenzione economica. Una sensibilità finanziaria, per cosi dire, diversa. Aver ridato vita al CIS (bontà loro), al Contratto Istituzionale di Sviluppo, non è sufficiente. Basti un dato, confermatoci nel corso dell’intervista rilasciata dal professor Uricchio a CosmoPolis, per confermare questa tesi. Di tutti gli interventi programmabili per la bonifica del Mar Piccolo, solo il 10% degli stessi potrà essere portato a compimento. Un’inezia. Un’offesa alla valenza naturalistica, storico-culturale, di questo specifico specchio di mare. Lodato da poeti e filosofi della Grecia classica. Soldi per fare altro non ce ne sono. Il piatto piange e continuerà a piangere. Ma, a questo governo, che pur d’ingraziarsi il presidente degli Usa decide di portare al 5% la spesa annua per gli armamenti, va bene cosi. Con molta probabilità, la guerra è più utile della cultura. La ruvida riproposizione della forza più interessante del soft power. Inetti. Inadeguati.
Se si volesse realmente aiutare Taranto, città in bilico, modernità strozzata in un grido stridulo, municipalità industrialista senza una politica industriale, epicentro di un Mezzogiorno con le lancette dell’orologio spostatesi nel frattempo di dodici ore in avanti, bisognerebbe innalzare le pratiche delle bonifiche a sistema di ricerca avanzata. A modello universitario d’eccellenza. Ad un’autonomia del sapere non più relegata a logiche subalterne. Servirebbe tutto questo. Ma questi sono i pupazzi di stanza a Roma; e con questi va realizzato il presepe.