L’errore strategico dell’ex sindaco di Bari. Non costruisci la tua candidatura ponendo veti sulle candidature altrui. Quella che poteva essere una discesa felice (e festosa) rischia di tramutarsi in una faticosa salita. Fenomenologia delle prossime consultazioni in Puglia
Le prossime elezioni regionali in Puglia ricordano i racconti di Conrad. Abbandonato il porto sicuro della politica, si va per il mare aperto della psicopolitica. Nonostante l’imbarcazione del centrosinistra prenda acqua. E l’equipaggiamento sia pronto ad ammutinarsi da un momento all’altro. Con un capitano che non scioglie la riserva: indecisionista, permaloso, insicuro. Sceso dalla nave ancor prima che vi salisse. Ma, quando c’è di mezzo Antonio Decaro, tutto questo non è una novità. La sua biografia pubblica è testimone fedele, oggettiva, di questa particolare condotta. Del punto più breve di una retta che, per dirla con Flaiano, volente o nolente finisce con l’essere sempre un arabesco. Assessore al comune di Bari, consigliere regionale, parlamentare della Repubblica, sindaco della sua città, massimo rappresentante dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani, presidente della Commissione Ambiente in Europa. E’ la bulimia politica la sua cifra. Fa – e vuol fare – tutto da sé (e per sé), Antonio. Ciò che agli altri nega, lui raccoglie. Gli altri, semplicemente, non esistono. Devono scansarsi.
Azzerare la storia perché la storia non possa più essere raccontata è il presupposto-cardine della psicopolitica descritta in un saggio breve, ma intenso, di Byung-Chul Han. La cancel culture di esperienze pregresse. Le tempeste affettive di una comunicazione molta pro-forma e poca sostanza. Cacciatosi da solo in un vicolo cieco, “Antò fa caldo” ha reso ancora più rovente l’estate pugliese. Trasformato in salita ripida una discesa agevole. Nessuna competizione elettorale, da che mondo è mondo, opera per sottrazione invece che per addizione. Pone veti su candidature altrui prima che si ufficializzi la propria di candidatura.
Governare la Puglia è cosa diversa – e più complessa – che fare il sindaco di Bari. Siamo popoli dissimili, abbiamo sensibilità differenti, caratteri originali racchiusi in un’unica cornice geografica ed istituzionale. Dauni, Iapigi, Peuceti, Tarantini, Salentini: è la somma che fa il totale. Da soli, senza una squadra attorno, senza poter contare sulle migliori personalità disponibili, non governi la complessità. Neanche se ti chiami Antonio Decaro. Il politico usato garantito che palesa più di qualche insicurezza.