E’ già un meme il discorso dell’altra sera, a Bisceglie, di Antonio Decaro. Il messaggio virale che certifica un doppio tradimento. Questo centrosinistra ipocrita che da Renzi a Conte, passando per Fratoianni e Bonelli, definisce il campo degli equivoci in luogo del campo largo, meriterebbe una sonora lezione elettorale. Ma come si fa? Dall’altra parte si staglia il niente shakerato con il nulla
E’ già un meme “Mena Antò”. Sbrigati. Muoviti. Accelera. Datti da fare, Antò. La fretta opportunista, resa necessaria dopo i dispetti consumati all’asilo nido. Il senso di Decaro per la politica: tra palco e realtà. Corre veloce il messaggio virale nel sottovuoto delle idee. Dalla festa regionale dell’Unità di Bisceglie arriva sino all’ultimo comune pugliese. Un tempo la sinistra coltivava la profondità del pensiero, i ragionamenti ariosi, una certa vocazione cerebrale e terzomondista. Adesso asseconda le banalizzazioni dei suoi protagonisti. Il niente sotto il vestito. Un linguaggio da arte povera, poco alfabetizzato, destrutturato. Chiamato sul palco da Elly Schlein, Decaro certifica un doppio tradimento. Quello verso se stesso e la parola data (poi rimangiata): “Mi candido se non si candidano Emiliano e Vendola”, ripetuto per mesi. Quello verso il proprio padre politico, perché non c’è tragedia greca (in salsa pugliese) che si rispetti senza un parricidio consumato ed esibito.
Davvero un bell’inizio per chi si propone di governare la Puglia nei prossimi anni. Le proposte politiche non nascono mai dalle rotture, dal potere di veto che si tramuta in debolezza di veto. Ma da visioni e progetti inclusivi. “Mena Antò”, invece, corre spedito verso un’alleanza che ricorda l’armata Brancaleone di Vittorio Gassman: Calenda, Renzi, i Cinque Stelle di Conte, il duo delle meraviglie Fratoianni-Bonelli. Più che un campo largo siamo al campo degli equivoci. Al campo minato. Alla somma che non certifica il totale. Questo centrosinistra così ipocrita, trinariciuto, meriterebbe di perdere se non fosse che dall’altra parte si staglia il niente shakerato con il nulla. Di programmi neanche a parlarne. Alle agenzie di comunicazione interessa il soggetto non il progetto, lo slogan a digiuno di narrazione. La lacrima facile di Mena Antò. Il canovaccio vittimistico di chi, anche quando sta vincendo, deve indossare i panni dello sconfitto. Meme profeta in patria…


