Eziolino Capuano non è solo un allenatore: è un personaggio da romanzo sportivo, un’anima barocca, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla, in un mondo che spesso preferisce il minimalismo
C’è sempre qualcosa di epico nelle parole di Eziolino Capuano. Non parla: arringa. Non scrive: incide. E anche quando ringrazia, lo fa come entra in campo, a testa alta, con il petto gonfio e l’anima accesa come una curva sud in pieno delirio.
“La vita è ricca per chi ha dignità. Per chi ha vissuto nella povertà ma ha saputo restare ricco dentro.” Così inizia il suo messaggio allo Studio Legale Eduardo Chiacchio, che lo ha difeso con maestria nella controversa vicenda con il Trapani. E Capuano, che da sempre vive di orgoglio e battaglie, ha trovato in quella vittoria arbitrale una rivincita più morale che sportiva.
“Questi dieci mesi vissuti con voi non li cancellerò mai. Ora ogni parola è superflua, perché subentra la lacrima.” E qui c’è tutto Capuano: l’uomo che urla al quarto uomo, che si agita come un regista d’opera nel pieno di un dramma verdiano, ma che davanti a un gesto di lealtà e rispetto si commuove come un ragazzino al primo contratto da titolare.
Nel suo messaggio, l’allenatore campano si rivolge a “tutti coloro che lo hanno sostenuto”, definendo l’avvocato Eduardo Chiacchio “il grande maestro, gladiatore del diritto”. E poi aggiunge, con quel misto di pathos e presunzione geniale che solo lui può permettersi: “Non ho parole né pensieri (e se Capuano decide di non parlare, è un evento epocale!) ma fino a quando vivrò non smetterò di ringraziarvi.” Un Eziolino umano, finalmente sereno, ma sempre più scenografico. Perché persino la gratitudine, nel suo vocabolario, ha toni da fuoco d’artificio.
E ora, con il sipario che si riapre, l’artista torna sulla sua vera scena: il campo di calcio. La panchina. Da domenica scorsa, guida il Giugliano nel girone C di Serie C e c’è da scommettere che la sua presenza non passerà inosservata. “Rientro dove mi sento vivo: sul campo. E lo faccio grazie a voi e per voi. Con una frase che mi accompagna da sempre: ‘Un popolo dovrebbe sapere quando è sconfitto. Ma io lo capirei? Tu lo capiresti?’”
No, Eziolino non lo capirebbe mai. Perché lui, la sconfitta, la combatte con la stessa teatralità con cui vive: a colpi di cuore, grida e orgoglio. Un po’ filosofo da spogliatoio, un po’ guitto di talento, un po’ guerriero dell’erba sintetica.
Eziolino Capuano non è solo un allenatore: è un personaggio da romanzo sportivo, un’anima barocca, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla, in un mondo che spesso preferisce il minimalismo. E ora che è tornato, una cosa è certa: la Serie C ha appena ritrovato il suo miglior attore protagonista.


