Inchiesta di CosmoPolis sul mondo Amiu. Sui suoi affanni economici. Sui suoi gruppi dirigenti improbabili: indicati dai partiti, scelti dalla politica. Siamo dinanzi ad un cambio d’epoca. Riposto in soffitta il socialismo municipale, avanza la mano invisibile del mercato. Quella raccontataci da Adam Smith
A qualcuno piace caldo, come nel film diretto da Billy Wilder. A qualcun altro, invece, piacerebbe freddo. Cioè: privato. Con il fallimento prima, e il lancio sul mercato un secondo dopo, di Kyma Ambiente. Superata la fase del socialismo municipale, che imperava negli scorsi anni, emblema di un’economia mista cara alle sinistre nel governo dei comuni, le società partecipate dagli enti locali vivono una fase di passaggio. Di trapasso. Meno dirigista, più capitalista. Meno pubblica, più incentrata sull’interesse di parte. Se non fosse questa la logica che solletica la fantasia dei portatori d’interesse, si farebbe fatica a comprendere la policy di Amiu. La sua agonia finanziaria. La sua massa debitoria. Le sue contraddizioni in termini. Che si trascinano, ormai, da troppo tempo per essere ascrivibili a soli management inadeguati. Scelti dai partiti, con l’assenso delle Amministrazioni cittadine. C’è dell’altro. Esiste una strategia. Passiamo in rassegna alcune di queste incongruenze, in modo da dare senso compiuto alla nostra inchiesta-analisi.
Primo. Perché il concorso per l’assunzione di 40 operatori e 11 autisti è ancora fermo, dopo la preselezione effettuata lo scorso mese di marzo? Cioè: 9 mesi fa. Con l’aggravio che i 100 lavoratori dell’Agenzia interinale, attualmente in servizio, in attesa che il concorso si completi, espleti la sua funzione, determinano un aggravio di costi alla voce “spesa per il personale”. Più del 30% su base annua.
Secondo. Il prossimo 31 dicembre scadrà il Contratto di Servizio. Ad oggi, a poco meno di un mese da tale data, nessuno ne parla. Non ne parla il CdA di Kyma. Non ne parla il sindaco di Taranto. Non ne parla l’assessore comunale al ramo. Non se ne parla nelle commissioni consiliari. Non ne parla la maggioranza, non ne parlano le opposizioni. Un comportamento assai singolare; da improvvisatori di talento.
Terzo. Kyma Ambiente è titolare di un termovalorizzatore, ubicato sulla strada che collega il capoluogo jonico a Massafra. Il valore di questo cespite ammonta, all’incirca, a 30 milioni di euro. Senza lo stesso, e con i bilanci sofferenti prodotti sinora, Amiu sarebbe con molta probabilità già fallita da tempo. E i documenti finanziari previsionali, quelli riferibili al comune di Taranto, innescherebbero preoccupazioni per così dire non ordinarie. A chi fa gola il termovalorizzatore? Chi vorrebbe metterci le mani sopra?
Quarto. La società di nettezza urbana possiede un impianto di compostaggio, nei pressi del termovalorizzatore. Impianto nel quale si lavora l’organico. Il comune di Taranto corrisponde una tariffa a Kyma Ambiente per questa attività. Corrispondeva, perche dallo scorso mese di agosto il servizio non è più attivo. I rifiuti vengono portati altrove; a Laterza per la precisione. La tariffa viene incassata da un altro gestore in luogo della società partecipata dall’ente municipale. Con soli costi, e senza più ricavi, chi paga i 16 dipendenti destinati all’impianto di compostaggio? Un costo annuo di circa 800 mila euro. Si sta attingendo, forse, dal Contratto di Servizio?
Un indizio è un indizio. Due indizi sono una coincidenza. Tre indizi fanno una prova. Qui siamo, addirittura, a quattro. A qualcuno piace caldo. A qualcun altro, no.


