Arriva domani, in Consiglio dei Ministri, l’attesa legge di riforma. La somma dei container movimentati dagli scali italiani è inferiore a quella della sola Rotterdam: 12 milioni contro 13,4
Arriverà domani, in Consiglio dei Ministri, la riforma della portualità italiana. Un disegno di legge che innova il testo precedente, fermo al 1994. Al centro della norma la creazione di un soggetto pubblico: la Porti d’Italia spa. Che avrà la funzione di coordinare l’intera rete portuale nazionale, superando l’attuale frammentazione determinata delle sedici Autorità di sistema (tra cui anche quella di Taranto). I dati sono impietosi, parlano da sé al di là di ogni ragionamento sull’argomento: la somma dei container movimentati dai porti italiani è inferiore a quella della sola Rotterdam: 12 milioni contro13,4. Ragion per cui, bisogna correre ai ripari. Far valere, una volta per tutte, la nostra tradizione marinaresca: sugli aspetti culturali; su quelli, più specificamente, commerciali.
Porti d’Italia avrà una capitalizzazione iniziale di 500 milioni di euro. E, i suoi ambiti d’azione, potranno ampliarsi oltre i confini nazionali. In regime di mercato, fuori dalle concessioni pubbliche. Non è da escludere, in una prospettiva futura, l’apertura del capitale ad altri soggetti. A Ferrovie dello Stato, per esempio. Sempre più attiva sul fronte della portualità. E’ l’inizio di una nuova era? Difficile dirlo. Intanto, la riforma, dovrà prima andare in porto. Passando dall’approvazione delle due Camere. Si spera entro i primi mesi del nuovo anno.


