di Rosa Elenia Stravato
Ritratto della celebre medium tarantina che trasformò lo spiritismo in spettacolo, fascinazione e scandalo
Rari personaggi, nella storia della parapsicologia occidentale, hanno esercitato un potere d’attrazione pari a quello di Eusapia Palladino, donna enigmatica, carismatica e per molti versi irriducibile a qualsiasi definizione netta. La sua biografia ricorda un romanzo tardo-ottocentesco: infanzia difficile, adolescenza tormentata, e un’improvvisa ascesa sotto i riflettori di salotti aristocratici, laboratori scientifici e platee internazionali, tutte ansiose di assistere ai suoi fenomeni medianici. Bisogna dirlo chiaramente, questa donna tarantina ebbe un destino non comune. Nacque a Minervino Murge nel 1854, ma fu Taranto il luogo decisivo della sua crescita emotiva e spirituale. Qui, orfana e povera, venne accolta in un collegio e poi in una famiglia che le offrì una struttura affettiva più stabile. Taranto, città sospesa tra tradizioni antiche, mare mitico e religiosità popolare, contribuì a modellare quella sensibilità liminale che la Palladino avrebbe poi trasformato in mestiere. Lei stessa amava ricordare che fu proprio in quella città, in un clima di superstizioni e racconti magici, che iniziò a percepire “presenze” e “vibrazioni” oltre la soglia del visibile.
Ma chi era uno spiritista? Nel secondo Ottocento era una figura a metà tra il ricercatore dell’occulto, l’interprete dell’aldilà e il perno di un rito moderno: la seduta medianica. In un’epoca segnata dall’ascesa della scienza positiva e, allo stesso tempo, da un diffuso bisogno di trascendenza, lo spiritista offriva un ponte tra razionalità e mistero. Guidava i partecipanti in un’esperienza collettiva che prometteva contatti con i defunti, messaggi enigmatici, materializzazioni e fenomeni fisici inspiegabili. Lo spiritista dunque non era solo medium: era regista, voce narrante, figura carismatica. Eusapia assorbe tutte queste conoscenze dando a questa professione una curvatura personale, quasi performativa. Le sue sedute erano un intreccio di emozione, suggestione, abilità psicologica e — come molti sospettarono o dimostrarono — trucchi da illusionista sapientemente mescolati a ciò che alcuni osservatori, anche di grande fama scientifica, continuarono a ritenere fenomeni autentici. Il suo “metodo” si fondava su alcuni elementi distintivi: in primis, il coinvolgimento fisico con cui la medium non si isolava, ma interagiva con i presenti, creando un clima di partecipazione intensa. Fondamentale risultava la fenomenologia spettacolare: tavoli che si sollevavano, mani che apparivano dalle tenebre, suoni improvvisi, oggetti che volavano ma anche l’alternanza tra disciplina e caos. Eusapia si sottoponeva a controlli severi, ma sapeva anche sfruttare momenti di confusione per generare “effetti”. Ma, la vera carta vincente, era costituita da un fortissimo carisma personale. La donna, con la sua presenza dominava la scena, spesso più del presunto fenomeno spiritico. I più severi tra gli scienziati del tempo la considerarono una truffatrice geniale; altri, al contrario, sostennero di aver osservato manifestazioni impossibili da spiegare. L’ambiguità fu la sua forza: una soglia continua tra realtà e illusione. Dalla natìa Puglia, Eusapia approdò ai salotti di Napoli e poi divenne un caso europeo. A Parigi, Londra, Varsavia e Milano animò sedute che coinvolsero premi Nobel, psicologi di fama, aristocratici e impresari. La sua figura, spesso criticata, talvolta difesa, sempre discussa, incarnò il desiderio ottocentesco di superare i confini del naturale attraverso una nuova forma di spiritualità, non religiosa ma rituale. Oggi Eusapia risulta essere un personaggio di frontiera, protagonista di quella stagione in cui l’Europa vacillava tra positivismo e occultismo, scienza e magia, ricerca e spettacolo. Taranto, città delle sue radici formative, resta lo sfondo mediterraneo della sua vocazione ambigua: un luogo dove mito e quotidiano convivono da millenni. La sua fama sopravvive non tanto per la veridicità dei suoi fenomeni, quanto per la forza narrativa della sua esistenza. Eusapia fu una donna che trasformò la fragilità in magnetismo, la marginalità in palcoscenico, la necessità in arte del mistero.


