“Serve produrre 6/8 tonnellate di acciaio annue. Il processo di decarbonizzazione è lungo e va programmato”
L’ssociazione Aigi, a cui aderisce l’80% delle imprese dell’indotto ex Ilva, “in attesa di ricevere la convocazione ufficiale da parte del Ministero delle Imprese al previsto incontro di mercoledì prossimo”, conferma anche per oggi martedì 23 gennaio “il presidio dinanzi alle portinerie e la sospensione di beni e servizi già adottata sin da oggi fatta eccezione della manutenzione delle batterie al fine di garantire la pubblica incolumità”.
Lo rende noto la stessa associazione, spiegando che la decisione è “adottata stante la grave situazione che sta investendo, nuovamente, a distanza di quasi 9 anni, lo stabilimento ex Ilva e che sta portando al tracollo delle imprese già gravate dal primo bidone di 150 milioni di euro consequenziale all’amministrazione straordinaria del 2015”.
Per mantenere “in equilibrio economico-finanziario lo stabilimento – prosegue Aigi – serve produrre 6/8 tonnellate di acciaio annue. Serve produrre acciaio ecosostenibile. Il processo di decarbonizzazione è lungo e va programmato. Questo chiede l’indotto di Taranto. Se davvero non dovessero arrivare i 120 milioni di euro di crediti che vantiamo da Acciaierie d’Italia, sarà decretato il tracollo sociale di un territorio che perderebbe imprese e imprenditori”. “Pretendiamo chiarezza – conclude l’associazione – e risposte urgenti, non un’altra amministrazione straordinaria che metterebbe in ginocchio un asset fondamentale del territorio che è rappresentato dall’indotto”. (ANSA)