Emissioni inquinanti oltre il consentito e fenoli fuori controllo negli scarichi industriali. Sul fronte lavorativo, rabbia degli autotrasportatori contro le nuove regole: “Da qui non passerà più nulla”
E’ ancora allarme per le emissioni del siderurgico di Taranto. Questa volta, però, il problema non riguarda l’aria, bensì l’acqua: elevatissime concentrazioni di fenoli totali e cianuri rilevate negli scarichi industriali dell’impianto. A testimoniarlo sono i risultati di un campionamento effettuato da Ispra lo scorso giugno. Non si tratta di semplici sforamenti dei limiti: i livelli di cianuro superano di ben 110 volte il tetto massimo consentito, mentre quelli dei fenoli lo eccedono di 14 volte.
Di fronte a dati così allarmanti, l’Istituto ha suggerito al Ministero dell’Ambiente l’emissione di una diffida ufficiale nei confronti dell’azienda. Toccherà ora al Ministero decidere se procedere con un nuovo provvedimento, che si andrebbe a sommare a quello già notificato pochi giorni fa per le elevate emissioni di ossido di azoto provenienti dal riscaldo vento dell’altoforno 4. Nel frattempo, Acciaierie d’Italia è chiamata a fornire un piano di azione chiaro sulle misure che intende adottare per affrontare queste emergenze ambientali, proprio mentre è in corso il processo di riesame della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Non mancano tensioni anche sul fronte occupazionale. A Taranto è in corso un confronto presso la Prefettura che coinvolge autotrasportatori, rappresentanti dell’indotto e i Commissari di Acciaierie d’Italia. Al centro della trattativa ci sono le nuove regole sul trasporto stradale, oggetto di forti contestazioni. Le associazioni di categoria denunciano che il sistema basato sul criterio del massimo ribasso sta penalizzando le imprese di trasporto locali. Da giorni i trasportatori sono in presidio davanti agli ingressi dello stabilimento, chiedendo una revisione del regolamento e una clausola sociale che tuteli le aziende del territorio. In mancanza di risposte, minacciano di bloccare completamente le attività: “Da qui non entrerà né uscirà più nulla”, dichiara Alessandro Marescotti di Peacelink intervistato da RaiNews.it.