L’Associazione Indotto AdI e General Industries vuole risposte concrete: “In caso di ulteriore ingiustificata inerzia – afferma – le aziende dell’indotto e gli autotrasportatori non si assumeranno alcuna responsabilità per l’inevitabile spegnimento dello stabilimento”
“La storia si ripete. Le imprese dell’indotto, a causa del fallimento della politica industriale degli esecutivi che si sono succeduti nel corso degli anni, si trovano, nuovamente, dinanzi ad un baratro”.
Inizia così la lettera-appello che Aigi ha inviato al Governo centrale e alle istituzioni regionali e locali in merito alle vicende ex Ilva.
“Difatti – si legge – il paventato ricorso all’istituto dell’amministrazione straordinaria, come già accaduto nell’anno 2015, determinerebbe, nuovamente, il definitivo mancato pagamento dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia e, di conseguenza, il fallimento delle imprese dell’indotto. Il secondo “bidone” comporterà la morte del Sistema Taranto. Le aziende saranno costrette a bloccare i pagamenti alle imprese e ai fornitori con gravi ripercussioni sulla città e sull’intero territorio. Il Decreto legge che il Governo, in queste ore, intende approvare non risolve in alcun modo le problematiche evidenziate da tempo e, purtroppo, rimaste del tutto inascoltate“.
Alla luce della situazione attuale e delle recenti decisioni del Governo, quindi, l’Associazione Indotto AdI e General Industries chiede ancora una volta azioni concrete nei confronti delle imprese dell’indotto: “Dunque, le imprese dell’indotto e gli autotrasportatori dichiarano sin d’ora che non intendono più garantire, come responsabilmente assicurato sino ad oggi con enorme dispendio di risorse economiche a tutt’oggi non ristorate, l’adempimento delle misure minime poste a garanzia della continuità produttiva dello stabilimento, salvo che l’Esecutivo non intervenga, nella giornata di oggi, a garanzie delle seguenti consapute problematiche:
- Pagamento di tutte le fatture emesse al 31.12.2023
- Ostensione di un credibile piano industriale che garantisca la continuità produttiva.
Fermo tutto quanto innanzi, si chiede l’immediata e non più prorogabile convocazione da parte dell’Esecutivo entro oggi“.
“In caso di ulteriore ingiustificata inerzia – conclude la lettera-appello di Aigi all’esecutivo nazionale e alle istituzioni locali – le aziende dell’indotto e gli autotrasportatori non si assumeranno alcuna responsabilità per l’inevitabile spegnimento dello stabilimento nonché delle ineludibili conseguenze in termini di esasperazione sociale“.