Secondo Marco Campomenosi, capo delegazione Lega e componente della commissione Commercio internazionale, l’Unione Europea è parte del problema che riguarda la fabbrica tarantina
‘Grazie a lavoratori e parti sociali, da ieri qualche certezza in più sul futuro di Acciaierie d’Italia. Da anni mi batto, soprattutto in Europa, a difesa di un settore altamente strategico e, nel caso specifico, per chiedere con forza un impegno concreto da parte del socio privato che, anziché comunicarci le proprie intenzioni in merito agli investimenti in Italia, presentava ai parlamentari europei progetti avveniristici in Belgio, quindi non certo in realtà dove il costo del lavoro sia inferiore al nostro. Eppure, i lavoratori italiani sono quelli che hanno pagato il prezzo di scelte sbagliate, coperte da ammortizzatori sociali pubblici. Chi non crede che in Europa non esista un futuro per l’acciaio sbaglia di grosso”.
Queste le parole che Marco Campomenosi, capo delegazione Lega e componente della commissione Commercio internazionale, ha affidato ad una nota ufficiale, a seguito dell’incontro sull’ex Ilva di Taranto avvenuto ieri, a Roma, tra sigle sindacali e governo.
”Oltre alle difficoltà con alcune amministrazioni locali, comitati e magistrati che sembrano non comprenderlo – continua – emerge, tra i vari problemi, l’incapacità della Commissione Europea che non sta intervenendo a difesa della capacità produttiva del nostro continente. Anzi, sul tavolo resta il tema irrisolto dell’approvvigionamento e del costo di materie prime e risorse energetiche e del rifiuto a limitare l’export di rottame di ferro, necessario alla nostra filiera, ma che ricompriamo rilavorato dalla Turchia”.
“Forse a Bruxelles – afferma Campomenosi – qualcuno preferisce ergersi a ultimo difensore dei dogmi liberoscambisti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, anziché difendere la nostra capacità produttiva e i nostri lavoratori. Invece l’autonomia strategica passa anche attraverso il contributo che lavoratori e filiera dell’acciaio Italiano possono dare”.
“Dove per incapacità e pregiudizi ideologici non arriva l’Ue – conclude – per fortuna c’è il Governo, che confido saprà trovare soluzioni che non solo aiuteranno a incrementare produzione e numero di lavoratori coinvolti, ma anche a rassicurare una filiera di fornitori diffusa su tutto il Paese, che in questi anni ha sofferto molto per tempi di pagamento lunghissimi”.
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