Il Presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma ha incontrato nella sede di via Dario Lupo il Presidente di Federacciai Antonio Gozzi. Sull’ex Ilva parere unanime: l’acciaieria è asset strategico del Paese, occorre, al di là di quello che sarà il soggetto acquirente, una forte presenza dello Stato che garantisca continuità, portando avanti i processi di decarbonizzazione
“La situazione attuale riguardante l’ex Ilva è delicatissima e in quanto tale necessita di scelte ponderate, frutto di adeguate riflessioni e soprattutto dettate dal buon senso: tutto quello che si deciderà oggi inciderà nella vita presente e futura del nostro territorio, nella sua interezza, della fabbrica e del Sistema Paese”. Questa la dichiarazione del Presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma a margine dell’incontro, tenuto stamani nella sede dell’associazione, con il Presidente di Federacciai Antonio Gozzi, a Taranto per partecipare ad un convegno tenuto in via Dario Lupo. Forte è infatti la preoccupazione del vertice degli industriali rispetto alle scelte che saranno operate dagli stakeholders, sia che si parli delle istituzioni locali sia che si tratti delle decisioni assunte a livello governativo.
“I nostri auspici – dichiara ancora il Presidente – vanno essenzialmente in due direzioni: che tutti gli attori, territoriali e non, si assumano piena responsabilità delle loro scelte ma che lo facciano anche con cognizione di causa rispetto alle ricadute che tali scelte produrranno sul territorio da qui ai prossimi anni, in considerazione dell’importanza strategica che lo stabilimento investe a livello nazionale ed europeo; allo stesso tempo – prosegue il Presidente Toma – auspichiamo che l’acciaieria, nel suo prossimo assetto, possa contare sulla presenza maggioritaria dello Stato, sia pure transitoria, per garantire solidità e continuità alla fabbrica – al di là di quello che sarà il soggetto acquirente – capitalizzando l’ottimo lavoro svolto dal management commissariale in questi ultimi mesi di transizione della fabbrica. Mesi difficilissimi che hanno gestito nella maniera migliore possibile”.
Un concetto più volte ribadito anche dal Presidente Gozzi – presente a Taranto anche in virtù del ruolo di Special Advisor per l’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività di Confindustria – il quale ha sottolineato, entrando nel merito più tecnico del dibattito in corso – “che occorre evitare di confondere il concetto di ambientalizzazione, cioè di eliminazione di tutte le emissioni nocive per la salute umana, con i processi di decarbonizzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, sono stati effettuati interventi specifici fondamentali per ambientalizzare gli impianti – ha dichiarato al proposito il Presidente Federacciai – tali da portare l’impianto di Taranto ad essere uno dei più ambientalizzati del mondo e ad incidere sempre meno sulla salute. Il secondo concetto riguarda l’eliminazione del CO2 dai processi industriali, in particolare dagli altiforni. Questa distinzione non viene mai fatta, ma la decarbonizzazione è la lotta al cambiamento climatico che poco ha a che fare con le note problematiche del territorio jonico. Ora, sappiamo che per realizzare gli impianti di DRI con i forni elettrici – quindi la decarbonizzazione della produzione- ci vorrà ancora qualche anno: impossibile pensare che si possano fare in tempi brevi. Poi, occorre che l’autorizzazione integrata ambientale consenta l’esercizio di almeno due altiforni fino a quando non saranno realizzati i forni elettrici Dri, e che si rifaccia alle regole europee senza le attuali eccessive prescrizioni; inoltre- ha aggiunto il Presidente Gozzi – occorre che il Governo italiano si batta affinché in Europa ci sia una proroga delle quote gratuite di CO2 perché altrimenti i forni di Taranto che dovranno lavorare per i prossimi cinque anni produrranno costi dell’acciaio altissimi; bisogna, infine – ha concluso – risolvere il problema della percentuale di idrogeno da mettere negli impianti DRI, perché le indicazioni europee sono di un utilizzo massivo di idrogeno – si parla del 70% al posto del gas dopo il quarto anno- e per questo aspetto è importante far notare che tutti i progetti europei di siderurgia ad idrogeno stanno fallendo, perché l’idrogeno costa troppo. In altre parole, la decarbonizzazione con l’idrogeno in queste percentuali non si può fare”.