“Quel piano, di fatto, non solo interrompe alcune attività, ma aumenta il numero dei lavoratori inattivi e produce forti tensioni sociali nei territori. Il Governo deve ritirare il piano presentato e contestualmente riaprire il confronto a Palazzo Chigi”
Questa mattina, mercoledì 10 dicembre, si è svolto presso l’ex Ilva di Taranto il consiglio di fabbrica permanente organizzato da Fim Fiom Uilm e Usb con le con le categorie dell’appalto di Cgil, Cisl e Uil, convocato dopo le due giornate di mobilitazione che hanno visto una grande partecipazione dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in A.S. e dell’ appalto.
“Le iniziative di sciopero in tutti i siti dell’ex Ilva hanno lanciato un chiaro messaggio al Governo: ritiro del ciclo corto e convocazione urgente di un unico tavolo a palazzo Chigi. – Si legge nella nota – Il governo prenda atto che il piano di rilancio non è stato realizzato, il prospettato piano di ripartenza di tutti gli impianti è rimasto incompiuto e che ad oggi è in vigore la cassa integrazione per un massimo di 4550 unità, approvata senza accordo sindacale, con la previsione di arrivare fino a 6000 unità con l’attuazione del “piano corto” presentato dal ministro Urso e dai commissari straordinari nell’incontro a Palazzo Chigi nella riunione dell’ 11 novembre scorso, oltre ai circa 1500 in Ilva AS già in cassa integrazione dal 2018.
Siamo ad un passaggio storico per i lavoratori e la città di Taranto e crediamo sia indispensabile cogliere questa opportunità per pianificare un nuovo futuro che possa traguardare, nel più breve tempo possibile, il processo di transizione ecologica e sociale in grado di garantire la tutela ambientale, occupazionale e produttiva. – Sottolineano i sindacalisti – La Continuità produttiva non può essere messa a rischio dal piano corto, presentato dal governo, che noi abbiamo definito sin da subito come un piano di chiusura.
Quel piano, di fatto, non solo interrompe alcune attività, nello specifico ferma le cokerie dal primo di Gennaio 2026, ma aumenta il numero dei lavoratori inattivi e produce forti tensioni sociali nei territori. Il governo deve ritirare il piano presentato e contestualmente riaprire il confronto a Palazzo Chigi. Bisogna, inoltre, garantire il finanziamento della gestione ordinaria per la prosecuzione di attività di manutenzioni in quanto, in assenza di un acquirente e di un provvedimento, lo stabilimento non avrebbe dal primo di Marzo la liquidità necessaria per continuare a produrre determinando, di fatto, il fermo di tutti i siti.
Tutto questo passa da alcune condizioni per noi imprescindibili che, solo se realizzate, daranno risposte ai lavoratori diretti, di Ilva in AS, – Prosegue la nota – che per noi sono sempre stati all’interno del perimetro occupazionale attraverso la clausola di salvaguardia dell’accordo del 6 settembre 2018, e migliaia di lavoratori dell’appalto e indotto in continua sofferenza, e che da sempre rappresentano la platea più esposta pagandone il dazio più pesante.”
Per le sigle sindacali il Governo è tenuto a fornire delle risorse adeguate per garantire gli investimenti certi mediante l’intervento pubblico dello Stato per assicurare un piano industriale che rilanci lo stabilimento ed allo stesso tempo di poter avviare il processo di decarbonizzazione.
Il consiglio di fabbrica di Fim, Fiom Uilm e Usb dopo ampia discussione, unitamente alle istituzioni locali e regionali, propone un percorso che tenga insieme aspetti ambientali, sociali ed industriali. Tra le proposte la realizzazione dei 3 Forni Elettrici nel minor tempo possibile che – gradualmente – andranno a sostituire gli attuali AFO superando l’attuale ciclo integrale; la realizzazione di 4 DRI con impianti dedicati e realizzati a Taranto, materia prima indispensabile senza la quale la sostenibilità di Taranto potrebbe essere messa in discussione; il riavvio di tutte le linee di finitura (verticalizzazione del prodotto) che possa garantire il rientro dei lavoratori da troppo tempo in cassa integrazione; l’istituzione di una clausola sociale che garantisca la ricollocazione , attraverso anche la realizzazione di nuovi impianti, dei lavoratori del mondo degli appalti occupati dalle aziende del territorio; e misure straordinarie per i lavoratori di ADI in AS, Ilva in AS e appalto attraverso ogni strumento possibile nella piena tutela degli aspetti sociali ( lavori usuranti, estensione dei benefici previdenziali di amianto, incentivo all’esodo).
“Il Consiglio di Fabbrica dei RSU di Fim, Fiom, Uilm e Usb, Comune di Taranto, Provincia di Taranto e Regione Puglia – concludono – si impegnano a trovare ogni strumento utile affinché le richieste espresse in questa piattaforma, trovino risposte concrete da parte di un governo che ha deciso di proseguire senza il coinvolgimento dei lavoratori e della stessa comunità ionica.”


