sabato 27 Luglio 24

Ex Ilva, l’indotto consegna le chiavi delle aziende al Prefetto

Un ulteriore gesto di protesta da parte delle imprese che fanno parte dell’appalto del siderurgico tarantino, motivato “dall’assenza di responsabilità politica nei confronti delle imprese che hanno reso la fabbrica strategica per il Paese”

I titolari delle imprese appaltatrici di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, hanno consegnato questa mattina le chiavi delle loro aziende al prefetto di Taranto, Paola Dessi’.

L’indotto rappresentato da Aigi, da stamattina, ha inoltre smesso i presidi di protesta davanti alle portinerie della fabbrica ma non è tornato a lavorare in quanto non ha ancora ottenuto i pagamenti arretrati dall’ex Ilva che ammontano a diversi milioni.

La consegna delle chiavi è un ulteriore gesto di protesta. In una lettera al prefetto di Taranto, l’Aigi sostiene che “la situazione nelle ultime settimane è precipitata a causa del braccio di ferro che si sta consumando tra socio pubblico, Invitalia, e privato, Arcelor Mittal, mentre potrebbe essere decretata già nelle prossime ore
l’amministrazione straordinaria della società”.

“In questo stato di estrema e grave incertezza – sostiene Aigi – lo stabilimento siderurgico rischia il collasso come ha dichiarato l’ad Lucia Morselli nel corso dell’udienza per la composizione negoziata della crisi e al punto che le nostre aziende hanno dovuto avviare la cassa integrazione per i lavoratori al fine di garantire loro il sostegno al reddito e non saranno nemmeno nelle condizioni di onorare le scadenze fiscali e previdenziali. Dopo quasi un mese di pacifica agitazione, e con il rischio che nelle prossime ore vengano concesse misure protettive a favore di AdI, senza che al contempo si siano concretizzate delle misure volte alla garanzia
dei crediti e a una immediata immissione di liquidità, gli imprenditori dell’indotto – afferma Aigi – sono al colmo della disperazione dopo aver ben compreso che anche le misure promesse dal Governo e contenute nel DL 2/24 si riveleranno una scatola vuota”.

Le chiavi delle imprese vengono consegnate al prefetto “avendo constatato – spiega Aigi – l’assenza di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese”.

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