Per la Fim Cisl si può rimpinguare la misura economica con i fondi a valere sul budget iniziale di 250 milioni
In Ilva in amministrazione straordinaria, la società pubblica che è proprietaria degli impianti e dove è rimasto il personale che ArcelorMittal Italia prima e Acciaierie d’Italia dopo non hanno assunto, per gli esodi agevolati “la spesa complessiva è al momento pari a circa 133 milioni rispetto ai 250 milioni di euro stanziati. In virtù di ciò abbiamo chiesto di riformulare un nuovo piano di incentivi all’esodo su base volontaria”. Lo dichiara la Fim Cisl dopo l’incontro di oggi con i rappresentanti della stessa amministrazione straordinaria di Ilva.
La platea iniziale del personale di questa società era, fra tutti i siti siderurgici, di 2586 lavoratori in maggioranza concentrati a Taranto. Nella città ionica, nel tempo, circa un migliaio hanno scelto l’incentivo. Il meccanismo dell’esodo agevolato e anticipato fu inserito nell’accordo che a settembre 2018, al Mise, definì il passaggio dei lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria all’azienda subentrante in fitto, ArcelorMittal Italia che aveva vinto una gara. Per l’esodo furono previsti inizialmente 100mila euro lordi a lavoratore, in aggiunta alla liquidazione, 100mila euro lordi scalati ogni trimestre di 5mila euro.
Attualmente chi dovesse uscire da Ilva in as e quindi licenziarsi, percepirebbe 15mila euro lordi. Di qui la richiesta dei sindacati di rimpinguare la misura economica visto che sono rimasti ancora dei fondi a valere sul budget iniziale di 250 milioni. “Chiaramente – dice la Fim Cisl – abbiamo registrato disponibilità da parte di Ilva in as sulla realizzazione del nuovo piano, ma per finalizzare l’operazione occorre il coinvolgimento di tutte le parti che hanno sottoscritto l’accordo del 6 settembre 2018, compreso Acciaierie d’Italia, con apposito incontro in sede ministeriale”.
A oggi, dice la Fim, l’amministrazione straordinaria ha in carico, e sono tutti in cassa straordinaria a zero ore, 1661 addetti di cui 1437 a Taranto, 214 a Genova e uno a Novi Ligure. Per Guglielmo Gambardella, della Uilm nazionale, “le dichiarazioni dei rappresentanti di Ilva in as sulla validità dell’accordo del 6 settembre 2018 sono scontate ma insufficienti a dare certezze ai lavoratori in cassa integrazione straordinaria, sia per i 1661 in amministrazione straordinaria che per i 3000 di Acciaierie d’Italia interessati dall’accordo separato del 29 marzo scorso, non firmato da Uilm, che ha predeterminato migliaia di esuberi strutturali”. Secondo la Uilm, “restiamo prioritariamente interessati ad ottenere la certezza di tutti i lavoratori di Ilva in as che, a partire dal 23 agosto di quest’anno, dovranno ricevere le lettere di assunzione in AdI come previsto dall’accordo del 6 settembre 2018”. (AGI)