Secondo quanto riportato da “L’Espresso”, i tecnici incaricati di effettuare i rilievi nelle zone in cui sorgeranno i due impianti di preridotto non avrebbero ricevuto l’autorizzazione ad accedere alle aree dall’azienda
Acciaierie d’Italia starebbe negando l’accesso ai tecnici della Dri (Direct Iron Reduced), la società pubblica cui spetta il compito di realizzare i due impianti di preridotto, finanziati dal PNRR con un miliardo di euro, che devono alimentare sia i forni elettrici dell’ex Ilva sia quelli delle acciaierie del Nord Italia, contribuendo significativamente alla decarbonizzazione.
E’ quanto si legge oggi su L’Espresso, in un articolo a firma di Gloria Riva: i tecnici dovrebbero effettuare i rilievi nelle zone in cui devono essere installati i due impianti ma il divieto di accesso posto da AdI potrebbe costituire un grosso ostacolo, in quanto senza una valutazione delle aree salta il processo di decarbonizzazione dell’acciaio italiano da avviare entro il 2026.
Come si legge nell’articolo precedentemente citato, “lo Stato ha assegnato a Dri il compito di eseguire gli impianti di preridotto, ma, nonostante questo, l’ad Morselli intende realizzarli per proprio conto. E, di fatto, ha bloccato la fase di analisi e studio preliminare. Va così in fumo il piano di avviare a luglio gli appalti per il preridotto, da installare entro il 2026 a carico del Pnrr”.
Insomma, il rischio concreto è quello di allungare ulteriormente i tempi di realizzazione dell’impianto e della conseguente decarbonizzazione del processo di produzione dell’acciaio, con le ovvie e ben note conseguenze per il territorio.