Il gip emette un decreto di sequestro per l’area più inquinante dello stabilimento di Taranto, mentre la Procura lucana si prepara a riprendere le indagini dopo la sentenza della Corte d’Assise
Il gip del tribunale di Potenza Ida Iura, accogliendo accolto la richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo lucano, ha emesso un nuovo decreto di sequestro dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto.
Lo scrive la Gazzetta del Mezzogiorno oggi in edicola. Il provvedimento è stato notificato ai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria. Dopo la sentenza della Corte di Assise di appello di Taranto che circa un mese fa ha annullato la sentenza di primo grado del processo denominato Ambiente Svenduto, il procedimento è stato trasferito alla Procura lucana. E da lì ripartirà.
“Il codice penale – spiega il quotidiano – prevede che le misure cautelari, come il sequestro, eseguiti nel corso di un’indagine, se entro 20 giorni dalla dichiarazione di incompetenza di un giudice (anche nelle fasi successive di un procedimento) non vengono rinnovate, perdono di efficacia. Insomma gli impianti dell’area a caldo della fabbrica ionica rischiavano di essere dissequestrati”.
La conferma del sequestro riguarda i reparti ritenuti più inquinanti che sono poi quelli fondamentali per la produzione: Area Parchi Minerali, Cokerie, Agglomerato, Altiforni, Acciaierie e infine l’area Grf (Gestione Rottami Ferrosi). “In realtà, anche alla luce dei numerosi decreti Salva Ilva emessi negli ultimi 12 anni da tutti Governi che si sono ritrovati la patata bollente tra le mani – aggiunge la Gazzetta – lo stabilimento di Taranto potrà continuare la sua attività”.