La politica non s’interessa, sbagliando, del tema. Non ha, probabilmente, le competenza per affrontare la questione. Non sorprendiamoci, poi, se solo il 43% degli elettori pugliesi ha dichiarato che si recherà a votare tra poco meno di due settimane. Le considerazioni di Ercole Incalza affidate all’ultimo numero della rivista ‘Civiltà socialista’
Il tempo sta per scadere. Il 30 giugno del 2026 è praticamente domattina. La data ultima per l’utilizzo delle risorse Pnrr. E, l’Italia, il Mezzogiorno in modo particolare, rischia di non riuscire a spendere risorse finanziarie per un importo pari a 130 miliardi di euro. Un’enormità. Una contraddizione in termini per un Sud che, a parole, dice di voler superare il differenziale con la parte più ricca del Paese. E lasciarsi alle spalle la famigerata Questione che l’angustia sin dai tempi dell’Unità d’Italia. Ad oggi, risultano effettivamente impegnati 90 miliardi di euro.
A spiegare bene questa stortura delle nostre Pubbliche Amministrazioni, dei nostri centri di spesa che non sanno spendere le risorse ricevute in dote, lacunose ed impreparate tanto quanto il ceto politico, è l’economista Ercole Incalza sull’ultimo numero della rivista ‘Civiltà socialista’. “Si trasformino – tiene a sottolineare lo studioso pugliese – le risorse a fondo perduto, pari a circa 28 miliardi non spendibili dei 68,9 miliardi autorizzati, in prestito con un tasso di interesse da definire. E, allo stesso tempo, si aumentino i tassi dei 52 miliardi di euro dei 122,6 autorizzati inizialmente, mentre si mantengano inalterati i tassi dei 20 miliardi dei 30,6 miliardi del Fondo complementare”.
Perché, altrimenti, la possibilità di trasferire gli interventi del Pnrr nel Fsc (Fondo per lo sviluppo e la coesione) pur di non perderli, potrebbe generare confusione e far fioccare ricorsi da parte di quelle Regione che si sentirebbero defraudate d’impegni economici precedentemente sottoscritti. Il tema è di straordinaria importanza per la vita futura delle nostre comunità. Si tratta dell’ultimo treno sul quale salire per non restare, forse per sempre, fermi alla stazione di partenza. Eppure la politica non ne parla. I candidati alla presidenza della Regione Puglia, i Decaro e i Lobuono, non ne parlano. I partiti, o quel che resta degli stessi, non affrontano l’argomento. Non sorprendiamoci poi se, come ha rilevato un recente sondaggio Ipsos, soltanto il 43% degli aventi diritto si recherà a votare tra due settimane. Come disse un politico tarantino qualche decennio fa, Filippo Di Lorenzo, intervenedo dai banchi del Consiglio comunale: “Questi sono i pupazzi. E con questi dobbiamo fare il presepe”.


