I dati dell’Istat sul Mezzogiorno. La perdita di 3,5 milioni di residenti nei prossimi 25 anni. I casi estremi di Taranto e Catania. L’esempio della Francia che, la nostra politica, non ha interesse a voler replicare
Il Sud si svuota. Perde popolazione. Al ritmo di 140 mila residenti all’anno. Da qui al 2050, secondo l’Istat, passeremo dagli attuali 19 milioni a poco più di 15 milioni. Con un saldo negativo di oltre 3 milioni di abitanti. Un tracollo demografico che preoccupa gli studiosi e lascia indifferente la politica. Le aree metropolitane maggiormente colpite dal fenomeno saranno quelle di Catania e Taranto. La città etnea conterà non più di 200 mila anime, rispetto alle oltre 300 mila attuali. Quella jonica sarà un città di appena 100 mila abitanti, rispetto ai 190 mila di oggi. Il declino demografico accompagna – e si accompagna – a quello economico e culturale. Ne certifica una desertificazione tout court.
Non si fanno più figli, non si ha un’idea certa di come accogliere i migranti. Quali interventi strategici mettere in campo. Come invertire un trend che si riverbera, da anni, sulle nostre società. La Francia, tra i grandi Paesi europei, è quello che risente meno del pernicioso fenomeno. Grazie a politiche pubbliche specifiche. Grazie ad assegni famigliari più consistenti di quelli italiani. Grazie al numero di asili nido costruiti nell’ultimo decennio. Grazie ad una rivisitazione ampia – e moderna – del cosiddetto welfare aziendale.
Il Sud vuoto dovrebbe preoccupare il resto del Paese. Qui si fa l’Italia (nuova) o si muore. Non c’è più Giuseppe Garibaldi a ricordarcelo. Non siamo alla riedizione della battaglia di Calatafimi. Lo chiamano, semplicemente, inverno demografico. Numeri dispersi sotto una lastra di ghiaccio. Il gelo dell’indifferenza.


