di Emanuela Perrone
Nel panorama turistico pugliese del 2024, Taranto resta fanalino di coda. Un dato che non può essere ignorato e che impone una riflessione
I numeri parlano chiaro: nel panorama turistico pugliese del 2024, Taranto resta fanalino di coda. A fronte di 23 milioni di euro incassati complessivamente dai 50 comuni pugliesi che applicano l’imposta di soggiorno, con un aumento del 30% rispetto al 2023, Taranto si ferma a soli 306mila euro, peggio di tutti i capoluoghi di provincia della regione. Un dato che non può essere ignorato e che impone una riflessione.
Mentre Bari guida la classifica con oltre 3,6 milioni di euro, seguita da Vieste (3,3 milioni) e Lecce (1,8 milioni), e persino comuni più piccoli come Monopoli e Polignano sfiorano il milione, Taranto resta inchiodata a numeri modesti, senza segni di svolta.
Ma perché Taranto non riesce a decollare? Il capoluogo ionico è una città che vive di contraddizioni. Da un lato possiede un patrimonio storico, archeologico e paesaggistico di valore inestimabile: dalla storia magnogreca ai due mari, dalle aree archeologiche ai palazzi storici, dal Castello Aragonese al MArTA, uno dei musei archeologici più importanti d’Italia. Dall’altro, continua a essere soffocata da una narrazione industriale e da un modello economico che non riesce a evolversi.
Il turismo, in questa città, non è ancora percepito come motore economico primario. Mancano strategie chiare, visione, investimenti e soprattutto un’identità turistica forte e coerente. La promozione è frammentaria, discontinua, spesso lasciata alle iniziative, seppur lodevoli, di singoli operatori o eventi isolati, senza un disegno complessivo.
Mentre le altre località pugliesi investono in un’accoglienza diffusa, nella valorizzazione del territorio, in una attenta programmazione culturale, a Taranto tutto questo manca. La conseguenza è una bassa permanenza dei turisti sul territorio con flussi turistici legati esclusivamente a eventi spot. Eppure la nostra città, che potrebbe essere vissuta tutto l’anno, continua a non scommettere su sé stessa.
Inoltre, l’arretratezza di alcune infrastrutture e la percezione negativa (spesso alimentata da notizie sulla crisi ambientale o industriale) contribuiscono a tenere lontani i turisti.
La distanza tra Taranto e il resto della Puglia non può essere accettata come normale. Il turismo può davvero rappresentare una leva strategica per la riconversione e la rinascita economica, sociale e culturale della città. Ma per farlo servono alcune scelte nette, a cominciare da un piano strategico per il turismo che coinvolga istituzioni e operatori del settore; poi investimenti veri su accoglienza, trasporti e marketing territoriale.
Il territorio deve ripartire dal suo vero potenziale e cambiare rotta per diventare viva, accogliente, attrattiva. Non più marginale, ma protagonista.


